“FATICAVANO A RIPRENDERSI DOPO LE DELUSIONI DI BARCELLONA” – Una risposta che nasconde irritazione. Intanto proseguono le trattative per la località: Atene allunga, Napoli resta avvolta nel mistero, l’Arabia Saudita non entusiasma (ma Dalton spera in una “offerta irrinunciabile)

Il generale Grant è inviperito per l’annuncio di Alinghi che di fatto anticipa la scelta di non presentare una sfida per la 38AC, la prossima tornata di America’s Cup in programma, tra molte incognite, non prima del 2027. Il mondo della Coppa è sottosopra: prima funzionava che un Club presentava la sfida, con una lettera ufficiale al Club detentore, quest’ultimo la analizzava e la accettava, e insieme annunciavano la sfida e il relativo team. Adesso si annunciano le mancate sfide: l’ha fatto Jim Ratcliffe con la sua Ineos, e pochi giorni fa l’ha fatto Alinghi Red Bull. In realtà l’avrebbero dovuto fare il Royal Yacht Squadron inglese (che però era un po’ tra due fuochi perchè una sfida in realtà l’ha presentata, è il Challenger of Record con Athena Racing di Ben Ainslie) e la Societé Nautique de Geneve (che interrogata dai media ha almeno confermato: niente sfida svizzera alla 38AC).

Tra le irritualità di questo momento poco edificante per l’antico Trofeo, c’è la risposta di Grant Dalton all’annuncio di Alinghi. Piccata è dire poco, in qualche modo sbertuccia Alinghi, e si dice dispiaciuto per i componenti del team che hanno perso il lavoro. Ecco le sue parole al quotidiano neozelandese NZ Herald.

Il direttore esecutivo di Emirates Team New Zealand e di America’s Cup Event, ha dichiarato all’Herald la sua sorpresa dal momento che il team svizzero era parso disponibile durante gli incontri recenti.

“È sorprendente apprendere la notizia di Alinghi Red Bull Racing, sebbene fosse già da tempo evidente che stessero faticando a riprendersi dalla prestazione deludente di Barcellona dello scorso ottobre e a darsi un’opportunità ‘in acqua’ di vincere nella 38a Coppa America”, ha dichiarato Dalton.

Come riportato dal giornale kiwi, dalla conclusione della 37AC tutti i team si sono impegnati attivamente nel tentativo di raggiungere un accordo che garantisse uno svolgimento più aperto e inclusivo dell’America’s Cup e Alinghi Red Bull Racing sembrava aver sostenuto molto l’iniziativa.

Dalton recrimina lasciando anche trapelare alcuni aspetti di questa fase di “trattative” tra i team: “Ci sono state persino concessioni specifiche nella bozza del Protocollo, su richiesta di Alinghi, che sono state accolte, come l’allentamento della regola sulla nazionalità per consentire a due stranieri di aiutarli a rafforzare il loro talento velico a bordo, e l’istituzione di gruppi di lavoro composti da rappresentanti di tutti i team per discutere insieme di format di regata e iniziative di trasmissione televisiva…”

Tutte queste “concessioni” rendono inspiegabile agli occhi di Dalton il “bye bye” di Alinghi alla Coppa. E lo porta a concludere con un pensiero: “Proviamo oggi solidarietà per i membri motivati ​​del team che ora hanno perso il lavoro a causa di questo.”

Quanti altri posti di lavoro saranno persi se l’America’s Cup non tornerà nell’alveo della sua storica normalità? Non è normale che uno Yacht Club detentore NON difenda la Coppa a casa propria, questa la prima anomalia.

Grant Dalton e Ben Ainslie: starebbero preparando insieme il Protocollo per la 38AC…

IL FUTURO IN SALITA, SPERANDO NEL COLPO GROSSO – Finora il bilancio del dopo-Barcellona per Dalton è in rosso fisso: ha incassato il NO della città catalana al bis; il NO del governo neozelandese a finanziare la difesa a Auckland; il NO di Ratcliffe (Ineos) alla sfida; il NO di Peter Burling al rinnovo con il team defender; da ultimo il NO di Alinghi.

Con il Protocollo per la prossima edizione dell’America’s Cup ancora in fase di elaborazione (riunioni in corso tra Grant Dalton e Ben Ainslie, che a sua volta è a corto di budget dopo la rottura con Ineos), le iscrizioni per gli sfidanti non sono ancora ufficialmente aperte, anche se come già detto la Coppa non è una regata cui ci si iscrive, ma la rincorsa a un Trofeo che parte dalla presentazione di una sfida di Club.

Da considerare anche che (come ampiamente previsto da alcuni, e noi tra questi) sta emergendo inevitabilmente una contrapposizione e concorrenza tra America’s Cup e SailGP, a danno di entrambe. Lo dimostra la scelta di Burling e le difficoltà di Ainslie, che infatti in una recente intervista al nostro amico e collega inglese Andy Rice ha dichiarato: “Quello che dobbiamo fare per lo sport della vela è trovare un modo per far sì che SailGP e l’America’s Cup si completino a vicenda. L’America’s Cup non dovrebbe cercare di creare un campionato concorrente a SailGP. Sarebbe assolutamente, incredibilmente stupido, perché SailGP lo ha già fatto.”

Oltre a lavorare sul Protocollo con Ben, secondo i media kiwi Dalton è volato in Europa nella settimana prima di pasqua per incontrare potenziali sedi ospitanti. Si parla con insistenza (ne abbiamo riferito qui su Saily) di una forte proposta da Atene sostenuta da un miliardario, mentre resta aperta anche la pista che porta a Napoli. Ne ha parlato lo stesso Grant Dalton (“La mia attenzione è rivolta all’Italia e alla Grecia”, ha detto “l’Italia è il paese con il pubblico più appassionato del mondo alla Coppa America, la Grecia è la patria delle Olimpiadi”, lasciando intendere che accetterebbe di buon grado entrambe le destinazioni (beninteso, sempre a fronte di adeguato accordo economico: ricordiamo che si ruota tra 100 e 150 milioni di dollari).

NAPUL’E MILLE COLORI – Cosa bolle in pentola a Napoli resta un mistero. In città nessuno sa nulla, è impossibile risalire all’origine della voce, il che farebbe pensare a un “pesce d’aprile”. L’unico appiglio, se fosse vero, è l’appoggio della candidatura da parte di Prada, che anzichè sponsorizzare la Prada Cup metterebbe i soldi su una location italiana sperando che ciò aiuti finalmente a conquistare la Coppa dopo oltre vent’anni di sfide. L’idea ha un fascino innegabile, oltre a innumerevoli nodi da sciogliere, il primo dei quali resta quello economico. Semplicemente impossibile che il Comune o anche un Ministero possa farsi carico delle cifre suddette, senza l’apporto concreto e totale di privati. Quanto all’Arabia Saudita, sempre Dalton ha detto che sarà da considerare in caso di “offerta irrinunciabile”.

Insomma porte aperte e solita attesa del miglior offerente. Secondo quanto annunciato a suo tempo, la sede dovrebbe essere confermata entro il 20 giugno di quest’anno, e prima di quella data dovrebbe essere pubblicato anche il Protocollo con le regole sulle barche, le date, il formato.

La successione di colpi negativi potrebbe avere l’effetto di diminuire l’appeal generale dell’America’s Cup, e anche le offerte economiche delle città candidate potrebbero risentirne. Per Grant è una corsa contro il tempo.

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