
ANALISI DEI SETTE CANDIDATI PER LA SUCCESSIONE DI THOMAS BACH – Il prossimo 20 marzo sarà proclamato il nuovo Presidente del Comitato Olimpico Internazionale. Sette i candidati, molti punti in comune, ma anche tante differenze sostanziali. Chi sono i candidati e quali le loro idee sul futuro del movimento olimpico?
IN GIOCO IL FUTURO DEL MOVIMENTO OLIMPICO – A pochi giorni dalle elezioni per il successore di Thomas Bach alla guida del Comitato Olimpico Internazionale, i sette candidati, pur esprimendo posizioni comuni, presentano differenze significative che potrebbero ridefinire il futuro del Movimento Olimpico. Il nuovo Presidente sarà eletto in occasione del prossimo Meeting in Grecia il 20 marzo.

In vista delle nuove elezioni, l’Associazione Internazionale della Stampa Sportiva (AIPS) ha intervistato i sette candidati, rivelando somiglianze e differenze significative pur con alcuni denominatori comuni. Tutti i candidati si sono mostrati aperti a un CIO più democratico e inclusivo nel processo decisionale, più trasparente e accessibile ai media, esprimendo al contempo il rispetto per la storia e i valori espressi sinora.
Idee molto diverse invece sui temi cui dare maggiore attenzione e priorità come la decentralizzazione dei Giochi Olimpici, la sostenibilità e la tecnologia, l’attenzione alla parità di genere e all’inclusione, una governance più partecipativa, la continuità con l’evoluzione, il sostegno ai Paesi in via di sviluppo e l’integrità.
Posizioni molto diverse sono state espresse anche sul tema degli e-sport: se Johan Eliasch e Sebastian Coe invitano alla cautela nella loro inclusione nei Giochi Olimpici, Feisal al contrario, mostra un approccio più aperto, sottolineando il suo potenziale di attrazione soprattutto sui giovani e la possibilità di ampliare la visione dei Giochi stessi.
Ma vediamo nello specifico quali sono i punti in comune di tutti e sette i candidati.
La ferma presa di posizione contro il doping. Tutti concordano sulla necessità di continuare a lottare contro questa piaga che mina l’integrità dello sport. Kirsty Coventry, Johan Eliasch e Feisal Al Hussein hanno sottolineato che la lotta al doping dovrebbe andare oltre le sanzioni, promuovendo un approccio preventivo e rafforzando la cooperazione con le organizzazioni internazionali.
L’inclusione delle donne nello sport. Tutti hanno espresso un forte impegno a lavorare per una maggiore parità, non solo nelle competizioni ma anche nella governance. Coe, Morinari Watanabe e Juan Antonio Samaranch Jr. sottolineano l’importanza di garantire alle donne pari opportunità di leadership all’interno delle organizzazioni sportive, un tema ampiamente affrontato anche da Feisal, che ha sottolineato la necessità di politiche globali più incisive per ridurre anche il divario di genere.
Il rispetto dei diritti degli atleti transgender. Sebbene vi siano sfumature diverse nelle risposte, tutti concordano sulla necessità di garantire che la partecipazione allo sport sia inclusiva con l’idea di creare un quadro normativo che bilanci l’inclusione e l’equità nelle competizioni.
La sostenibilità come questione chiave, anche se da prospettive diverse: Eliasch si focalizza sull’impatto del cambiamento climatico sugli sport invernali, Watanabe sul decentramento per rendere i Giochi più accessibili e Samaranch Jr. sul proseguimento della linea tracciata da Bach con un approccio più sviluppato.
Tutti infine concordano sul fatto che la politica non dovrebbe essere coinvolta nello sport e che i Giochi devono essere un luogo di unità, non di divisione.
Nonostante i punti in comune sopra citati, le differenze tra i candidati alla presidenza del CIO sono comunque evidenti. Ognuno di loro propone soluzioni innovative e approcci unici alle sfide che il movimento olimpico deve affrontare. Ma vediamo nel concreto cosa significa per ognuno dei sette candidati.
Morinari Watanabe: la decentralizzazione dei Giochi Olimpici. Watanabe suggerisce di organizzare i Giochi Olimpici contemporaneamente in cinque città dei cinque continenti, per un totale di 50 discipline. L’idea è quella di decentralizzare l’evento olimpico e dare a più Paesi la possibilità di ospitare gli sport in cui eccellono.

Nonostante l’ambiziosa proposta, Watanabe riconosce che le sfide logistiche e finanziarie che un simile progetto dovrebbe affrontare. Tuttavia, la sua visione si basa sull’inclusione globale, sostenendo che il movimento olimpico dovrebbe riflettere il mondo intero e non solo le grandi potenze sportive.
Johan Eliasch: sostenibilità e tecnologia. Sono questi i due tempi essenziali della sua visione: la sostenibilità, con particolare attenzione ai cambiamenti climatici e al loro impatto sugli sport invernali. In qualità di presidente della Federazione Internazionale di Sci (FIS), Eliasch sostiene la necessità di adattare le sedi delle Olimpiadi invernali a luoghi più sostenibili, dato che i cambiamenti climatici riducono la praticabilità di regioni come le Alpi per ospitare eventi invernali.

Sostiene inoltre una rotazione delle sedi per ridurre i costi. Eliasch sottolinea l’importanza che il CIO si adatti alle nuove tecnologie, all’intelligenza artificiale (AI), al fine di migliorare la gestione degli eventi e l’esperienza dei tifosi.
Il principe Feisal Al Hussein: il processo decisionale è essenziale. Una governance più partecipativa, Al Hussein di Giordania esprime una visione incentrata sul maggior coinvolgimento dei membri del CIO nel processo decisionale. Il suo discorso ha sottolineato la necessità di una governance più aperta e collaborativa, in cui le proposte vengano discusse in modo costruttivo. Questo approccio mira a ricostruire la fiducia tra i membri del CIO e la società, soprattutto tra le giovani generazioni che sentono che le istituzioni globali non rappresentano i loro interessi.

Feisal sostiene inoltre un approccio più inclusivo alla selezione delle future città ospitanti le Olimpiadi, suggerendo che all’Africa e all’America Latina dovrebbe essere data un’equa possibilità di ospitare i Giochi.
Kirsty Coventry: un approccio in linea con la tradizione. L’unica candidata donna, non ha dato suggerito alcuna risposta radicale sui temi più importanti del CIO. “Dobbiamo lavorare con le federazioni, i team medici e gli esperti per trovare una soluzione che protegga la categoria femminile senza escludere nessuno”, afferma la Coventry, sottolineando che il CIO dovrebbe continuare a lavorare nella stessa direzione per cercare una soluzione, ma senza suggerirne una in particolare.

“Le federazioni hanno fatto un lavoro incredibile nelle valutazione delle loro discipline specifiche e hanno elaborato le loro regole. Non credo che il CIO debba riscrivere qualcosa o rifare un lavoro già fatto. Penso che possiamo riunire le federazioni internazionali e concordare un quadro comune che ci faccia progredire”.
Juan Antonio Samaranch Jr: continuità con l’evoluzione. Samaranch Jr, attuale vicepresidente del CIO, pone l’accento sulla continuità nell’evoluzione del movimento olimpico. Pur lodando il lavoro di Bach nel superare crisi globali come la pandemia e nel promuovere l’inclusione delle donne, Samaranch Jr. ha suggerito che la governance del CIO deve evolversi rapidamente per adattarsi alle sfide contemporanee come la digitalizzazione e la sostenibilità.

Ha inoltre sottolineato l’importanza di un approccio pragmatico e scientifico sulle questioni di genere e alla partecipazione di atleti transgender, ribadendo che le decisioni devono basarsi su prove scientifiche.
David Lappartient: sostegno ai Paesi in via di sviluppo. Lappartient, presidente dell’Unione ciclistica internazionale (UCI), esprime la visione di un CIO più inclusivo in termini di sostegno ai Paesi in via di sviluppo. Lappartient sottolinea la necessità di creare centri di formazione regionali in Africa, America Latina e Asia per dare agli atleti di questi Paesi le stesse opportunità di formazione di quelli dei Paesi più ricchi di risorse, ed è stato l’unico candidato a concentrarsi su questo aspetto.

Sottolinea inoltre la necessità di espandere il Programma di Solidarietà Olimpica, proponendo di raddoppiarne il budget per garantire alle nazioni meno fortunate l’accesso a infrastrutture adeguate e ad allenatori di livello mondiale. Questa attenzione all’equità e al sostegno strutturale per i Paesi più svantaggiati, distingue molto Lappartient dagli altri candidati.
Lord Sebastian Coe: integrità e benessere degli atleti. Coe, attuale presidente di World Athletics, è focalizzato sull’integrità e il benessere degli atleti, proponendo la creazione di un “cuscinetto finanziario” per gli atleti che possa garantire loro un sostegno non solo durante la carriera ma anche nella vita post-sportiva. Coe è anche uno dei pochi candidati che ha sostenuto con forza l’introduzione di premi in denaro alle Olimpiadi di Parigi, una questione che ha suscitato un intenso dibattito.

Il britannico sostiene anche l’importanza di garantire che le federazioni sportive più piccole abbiano accesso agli stessi strumenti tecnologici di quelle più grandi, riflettendo il suo impegno per la globalizzazione dello sport e l’uguaglianza.
In vista delle elezioni del 20 marzo, è chiaro che ogni candidato ha una visione diversa di come dovrebbe evolvere il movimento olimpico. Mentre alcuni, come Watanabe, propongono un cambiamento radicale nell’organizzazione dei Giochi Olimpici, altri, come Samaranch Jr. e Coe, sostengono un’evoluzione più graduale e pragmatica. Lappartient, invece, propone una rivoluzione partendo dagli atleti, creando centri regionali di eccellenza nei Paesi più poveri.
È comunque fondamentale per il movimento olimpico che si concordi su punti chiave come la lotta al doping, l’inclusione delle donne nello sport e la necessità di una sfida olimpica più sostenibile e accessibile. La decisione su chi guiderà il CIO darà forma al futuro del movimento olimpico, garantendo che resti un punto di riferimento globale per il futuro dello sport.