COSA RIMANE DI UNA TEMPESTA – Per iniziativa delle Libreria Il Mare di Roma e di alcuni velisti romani, martedi 25 febbraio alle ore 21:00 torna a Roma al Cinema Farnese il lungometraggio di Tommaso Romanelli “No more trouble – Cosa rimane di una tempesta”. Presente l’autore che dialogherà con Fabio Colivicchi

E’ già stato proiettato a Roma in autunno nei giorni della Festa del Cinema, un successo di accoglienza e complimenti per una produzione coraggiosa e una storia che porta la vela sul grande schermo attraverso la ricerca di un figlio che ripercorre la scomparsa del padre in un naufragio.

Tommaso Romanelli, con la sua esperienza di filmaker, ricostruisce, con filmati originali e interviste ai protagonisti, fatti e dinamiche del disastroso incidente nautico in Atlantico occorso al 60 piedi “Fila” la notte del 4 aprile 1998 che costò la vita a suo padre Andrea, ingegnere aeronautico e soprattutto marinaio e appassionato velista. Andrea era in navigazione per battere il record di traversata atlantica da New York all’Inghilterra sull’imbarcazione Fila al comando di Giovanni Soldini.

Tra passione, entusiasmo, dolore e commozione, il filmato ci mostra ciò che la natura è e l’umana volontà d’avventura e sfida. Un toccante omaggio al marinaio Andrea che al mare si è ricongiunto, ma anche un percorso autobiografico di Tommaso che nel ripercorrere quella storia a sua volta si ricongiunge al papà.

IL TRAILER

Sarà presente il regista Tommaso Romanelli che dialogherà con Fabio Colivicchi direttore di Saily.it, mentre Giulio Pampiglione leggerà una breve memoria dedicata ad Andrea Romanelli da un suo amico, che vi proponiamo qui in anteprima.

“Ho conosciuto e frequentato Andrea negli anni del Politecnico a Milano. Era fantastico, un’intelligenza rara, vivace ed un’umanità enorme ed accogliente.

Studiavamo spesso insieme per preparare gli esami di Ingegneria Aerospaziale… ma quello davvero spaziale era lui, nello studio così come quando decideva di fare una pausa e si metteva ad accordare un pianoforte a parete, recuperato chissà dove, o a suonare il sax: voleva riuscirci, doveva farlo. Dopo la laurea l’ho rincontrato a Venezia (la mia morosa di allora, oggi mia moglie, era veneziana). Andrea viveva con Fabrizia da qualche tempo in una casa tutta “pane, amore e fantasia” che era lo specchio della sua passione e della loro forza insieme, ed inseguiva il suo sogno di applicare alla vela di rango le teorie aerodinamiche.

Qualche tempo dopo, in mezzo al deserto arabo, dove mi trovavo per il mio lavoro, ho visto passare il suo volto in un fotogramma fisso sullo schermo di un televisore e ho pensato che avesse raggiunto l’Olimpo della vela. Invece era appena scomparso in mare e stavano dando notizia delle ricerche in corso.

Ricordo di aver pianto pensando al mio amico e a quanto talento e amore si fosse perso in mare e quanto dolore Fabrizia e il piccolo Tommaso dovessero sopportare. Non ho mai avuto il coraggio di chiamare Fabrizia o di scriverle ed ora scoprire che Tommaso, che ho conosciuto piccolissimo, ha fatto della loro mancata vita insieme un film documentario mi emoziona davvero.

Immagino quanto sia importante per lui, ma credo lo sia anche per molti che hanno conosciuto Andrea e che poi, all’improvviso, lo hanno perso.

Grazie, ho visto il film e mi sono commosso davvero nel vedere e sentire Andrea, come fosse rimasto lì per questi 26 anni senza invecchiare, come quando studiavamo e ridevamo insieme. (Michele)

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