TAGLIO DELLA LINEA, CANALE, EMOZIONI, BANCHINA E CONFERENZA STAMPA – Dopo un’ultima notte fredda con venti leggeri nel Golfo di Biscaglia, l’italiano Giancarlo Pedote ha completato il suo secondo Vendée Globe consecutivo tagliando il traguardo al largo di Les Sables d’Olonne al 22° posto alle 08:34 di martedì 4 febbraio. Il suo tempo è di 85 giorni, 20 ore e 32 minuti

Giancarlo Pedote è nella storia della vela italiana e non solo. La seconda partecipazione al leggendario Vendée Globe portata a termine, aldilà del numero in classifica, lo pone in un club ristretto di grandi atleti, velisti, navigatori oceanici già a livello internazionale, e lo rende sempre più un riferimento a livello nazionale, esempio e guida, un guru che ha tracciato la strada che puo’ essere ripercorsa da altri italiani, come sappiamo. Quanto al suo futuro, abbiamo fatto una domanda “provocatoria” alla conferenza stampa, evocando un possibile terzo Vendée Globe con barca nuova: “Troppo presto per rispondere”, ha ragione Gianca. Ma non troppo troppo: riprendere consapevolezza di come è partito e come è tornato, di ciò che ha fatto e lasciato, è una eredità che vale per altri ma anche per se stesso.

Per quanto ci riguarda, al netto di commenti, approfondimenti, interviste, analisi tattiche, meteo, meccaniche e filosofiche, Giancarlo Pedote ha scritto pagine di storia della vela italiana e come tale va ringraziato. Così come Prysmian, marchio industriale italiano con un record forse imbattibile di continuità nel supporto a un velista e ai suoi progetti oceanici: anche questo è un esempio da seguire, anche questo fa parte dell’eredità Pedote. Bentornato e a presto!

L’ARRIVO E LO STOP AL CRONOMENTRO – Dopo un’ultima notte fredda con venti leggeri nel Golfo di Biscaglia, l’italiano Giancarlo Pedote ha completato il suo secondo Vendée Globe consecutivo tagliando il traguardo al largo di Les Sables d’Olonne al 22° posto alle 08:34 di martedì 4 febbraio. Il suo tempo è di 85 giorni, 20 ore e 32 minuti. A quattro anni dal suo ottavo posto, il 48enne skipper di Prysmian ha disputato una regata molto più dura, sia a livello mentale che fisico, rispetto a quella di quattro anni fa, quando arrivò solo 19 ore dopo il primo skipper a finire, Charlie Dalin, dopo 80 giorni di regata. Ma ogni Vendée Globe è soggetta a sfide diverse e condizioni meteorologiche molto diverse. Questa volta Pedote si è trovato nella seconda metà della flotta fin dall’inizio, intrappolato in venti leggeri e dall’Oceano Antartico in poi a lottare per mantenere il controllo del suo IMOCA, compromesso da problemi al sistema della timoneria. È una testimonianza della sua determinazione, passione e tenacia il fatto che sia riuscito a resistere per completare il suo secondo giro.

Giancarlo, fiorentino, laureato in filosofia, ha lasciato il segno per la prima volta nella classe Mini650, arrivando secondo nella MiniTransat del 2015, oggi è profondamente soddisfatto di aver tagliato il traguardo e dice di aver imparato ancora molto, sia sulla sua barca che su se stesso.

L’arrivo sulla linea, il consueto abbraccio alla barca sdraiato sulla prua, un suo marchio di fabbrica che la dice lunga sul rapporto che ha con la sua barca. L’abbraccio lunghissimo con Stefania con i figli già a bordo, la risalita del canale con tanta gente sui bordi, nonostante la contemporanea conferenza stampa di un certo Jean Le Cam, arrivato poco prima. E poi l’ormeggio, la discesa a terra e le prime domande in banchina, quindi la risalita, una doccia e la conferenza stampa. Le fatiche di un solitario all’arrivo di un Vendée Globe!

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Giancarlo è rilassato, finalmente, diverso dal Giancarlo visto in tanti messaggi da bordo, teso, stanco, questa volta ha il senso del compimento ed è appagato, benchè non certo soddisfatto del risultato. Ripete che un VG è una esperienza talmente forte che influisce sulla visione della vita e sui rapporti con gli altri, il ritorno a terra è una “pacificazione”!

Gli si chiede del risultato sportivo e se sente di aver fatto il massimo come regatante. “Capisco dove si vuole andare a parare… E’ chiaro che non si puo’ essere contenti di un 22° posto, ma misurare un Vendée con un numero è riduttivo. E’ una regata avventura è anche uno sport meccanico, si deve lottare contro diversi problemi, reagire agli imprevisti che impattano sulla classifica. Tutti si parte per fare il grande risultato, con una barca del 2016 non era scontato stare davanti, in più sono rimasto penalizzato dalla famosa scelta alle Canarie, lì ho perso il treno per l’Equatore e sono riuscito a fare un piccolo recupero solo dopo Capo Horn. Mi consola che spesso intorno a me facevano le stesse scelte strategiche.”

La nostra domanda un po’ provocatoria, dopo i complimenti, il rispetto, la gratitudine a lui e a tutto il team Prysmian, riguardava il futuro. Il Giancarlo 2025, dopo Mini Transat, Figaro, Class40, Multi 50 e due Vendée Globe come vede il suo futuro? 1) Un terzo Vendée Globe con barca nuova, 2) essere sempre più un riferimento, un ambasciatore della vela oceanica italiana, 3) una via di mezzo tra le due cose… La sua risposta è stata: “La 4… è troppo presto per rispondere! Sono appena atterrato, devo riprendere il rapporto con la terra, fare il papà, il marito, vedere gli amici, capire cosa mi ha lasciato questa esperienza. Dopo aver sedimentato tutto potrò rispondere a questa domanda importante…”

Gli chiedono di rispondere in Francese e Italiano e spesso la versione francese è più ricca e completa di quella italiana (!), parla di saggezza del navigare, di senso del limite, della necessità di ascoltare la barca al passaggio di ogni onda, conferma che le modifiche fatte alla prua e ai foil hanno reso Prysmian più veloce. Si prende i sorrisi e gli applausi, dopo gli abbracci di Colman e Roura subito in banchina. Bentornato Giancarlo!

COME E’ MATURATO IL RISULTATO “Non puoi sapere in anticipo quali sistemi meteorologici incontrerai e ancora meno come accadrà. Devi affrontare le cose in modo vigile e molto attento.” è così che il pragmatico Giancarlo Pedote ha riassunto il suo stato d’animo all’inizio del suo secondo Vendée Globe.

Si è trovato in svantaggio all’inizio della gara, tentando un passaggio verso est a sud delle Canarie. Sebbene abbia effettivamente preso il comando della classifica per un po’, come per altri intorno a lui, molti dei quali hanno concluso nello stesso gruppo, le perdite successive sono state piuttosto pesanti. E una lunga riparazione sulla sua vela di prua FR0 gli è costata anche del tempo.

“Ho avuto tempi migliori. Tutti i modelli negli ultimi giorni erano in difficoltà e questo non ha giocato a mio vantaggio. È un po’ difficile gestire cose del genere“, aveva commentati in quei giorni.

Giancarlo Pedote ha attraversato l’Equatore in 27a posizione e ha trascorso il resto della sua gara cercando di spingere al massimo. Al Capo di Buona Speranza aveva già recuperato qualche posizione, ma l’Indiano si è rivelato piuttosto selvaggio e implacabile, costringendolo a rallentare per preservare la barca.

“È un circolo vizioso, come se fossi in una gigantesca lavatrice in modalità centrifuga permanente!” diceva il marinaio italiano in rotta verso nord per sfuggire al peggio. Ha finito per unirsi a Jean Le Cam, Alan Roura e Isabelle Joschke, con cui correrà fino alla fine. Dal 30 dicembre la gara è compromessa dopo che un grave guasto al timone di sinistra lo costringe a passare lunghe giornate a cercare di tenere insieme il sistema con diverse soluzioni e sempre impossibilitato a spingere la barca alla piena velocità.

Lo skipper della Prysmian bada a sé stesso e alla sua barca, rallentando prima di Capo Horn per evitare una tempesta. Ma anche lo scoglio simbolico, attraversato in 18a posizione, non consola Giancarlo Pedote, che se la passa male, anche perché il meteo non sembra mai volgerglisi a favore: “Non è stato un momento di relax né di piacere, a differenza di chi ha avuto condizioni ideali”.

Poi il meteo gli dà la possibilità di raggiungere il gruppo che lo precede: prima nel sud del Brasile, poi al largo delle Azzorre. Ma ancora una volta la sua barca stanca gli impedisce di essere veramente competitivo, e la frustrazione è avvertita da Giancarlo, che vive la vita al massimo in acqua, sott’acqua, sciando o persino nella boxe, che ha praticato per molto tempo ad alto livello prima di sostituire i guanti con la cerata.

La risalita dell’Atlantico è stata estenuante, con venti molto forti alternati a momenti di calma piatta. Le occasioni per spingere davvero la barca sono state pochissime“, ha spiegato una volta arrivato a terra. Nonostante queste difficoltà, ha mantenuto la testa alta: “Nella vela oceanica bisogna saper accettare certe situazioni. Il mio obiettivo è diventato quindi quello riportare la barca in porto in sicurezza e trarre insegnamenti da questa esperienza“. 

Giancarlo nella sua prestazione, quando non aveva ancora problemi al timone, ha segnato anche il suo record di miglia percorse (524,82 miglia in una giornata) dimostrando di poter essere in partita ed essere molto competitivo.

IL VENDÉE? UN RISTORANTE DOVE NON PUOI SCEGLIERTI IL MENU! –
Non vedevo l’ora di arrivare. L’ultima parte della regata mi è sembrata interminabile“. Rispetto a quattro anni fa, quando completò il giro del mondo in 80 giorni, questa volta ha impiegato 85 giorni, una differenza che si è fatta sentire nelle ultime settimane. Più complicato del precedente, questo secondo Vendée Globe gli ha permesso di approfondire la sua capacità di affrontare l’imprevisto e superare i propri limiti. “Il Vendée Globe è un ristorante dove non puoi scegliere il menu: devi accettare quello che lo chef, Nettuno, decide di servirti“.

Ogni Vendée Globe è unico e va affrontato con umiltà. Questa regata è imprevedibile. Sono orgoglioso di averla portata a termine nonostante le difficoltà. Ma soprattutto non voglio pensare che la valutazione finale di quattro anni di duro lavoro mio e del mio team, si limiti semplicemente ad un numero. Chi giudica il Vendée Globe da un numero, senza prendere in conto le eventuali difficoltà incontrate, non ha capito niente di questa regata. Arrivare alla fine è una misura più significativa per un marinaio rispetto alla posizione finale in classifica“.

Per Giancarlo Pedote, superare i propri limiti è una missione senza fine, e questa esperienza ha solo rafforzato la sua ambizione di progredire sempre di più. Il 22° non è affatto il risultato che Pedote si aspettava quando è partito, ma date le circostanze ha tutto il diritto di sentirsi soddisfatto di aver portato se stesso e la sua barca al traguardo e di aver vissuto appieno gli alti e bassi di un Vendée Globe, concludendo più forte e più saggio per l’esperienza e senza dubbio meglio equipaggiato per la prossima sfida che sceglierà di affrontare.

SOLO! SU SAILY TV: IN ARRIVO UNA PUNTATA SUL GIRO DI GIANCARLO PEDOTE

SEGUIRANNO ALTRI VIDEO CON GLI ARRIVI DI JOSCHKE, LE CAM, COLMAN, INTERVISTE E COMMENTI

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