SOLO 10 GIORNI ALL’ARRIVO DEI PRIMI? – Charlie Dalin e Yoann Richomme (100 miglia indietro) volano negli alisei, 20 nodi foiling e caldo. Giancarlo Pedote (Prysmian) aggancia Isa Joschke e doppierà Capo Horn nella notte tra domenica 5 e lunedi 6 (UTC), in condizioni difficili: vento a 25 nodi e onde di 6 metri. Strepitoso Jean Le Cam – TRACKING E PREVISIONI
Un rallentamento strategico per far passare il peggio della depressione a Capo Horn: è questa la strategia delle ultime 24 per Giancarlo Pedote (Prysmian) 18: e Isabelle Joschke (MACSF) 19°, praticamente appaiati. Il piano è riuscito: la parte più dura del fronte con vento a oltre 40 nodi, li ha preceduti, e loro passeranno Capo Horn nella notte tra domenica 5 dicembre e il lunedi dell’Epifania (ora europea) sulla coda della burrasca. Non sarà una passeggiata comunque, sono previste onde di 6 metri e vento a 22-25 nodi.
JEAN LE CAMEBACK – Davanti a loro lo svizzero Alain Roura (Hublot) ha passato il suo terzo Capo Horn, mentre Jean Le Cam (Tout Commence en Finistère – Armor Lux) 16° è già sotto alle isole Falkland, la sua rotta nel Pacifico è da manuale dello yachting oceanico, il suo Vendée continua a essere una masterclass ed è nettamente il primo dei non-foiler, davanti anche a tanti foiler. Sta per raggiungere Romain Attanasio (Fortinet Best Western, 14°) e Damien Seguin (Groupe APICIL, 15°). Questi due non hanno avuto altra scelta che dirigersi verso ovest e si stanno scontrando con un anticiclone, a tutto vantaggio di “King Jean” che sembra destinato a unirsi alla loro compagnia all’inizio di questa settimana. I francesi hanno coniato il titolo di un comunicato sulla sua rimonta: Jean Le Cameback!
DUE VIDEO: JEAN ALLE FALKLAND
CHARLIE DALIN PRIMO A TORNARE NELL’EMISFERO NORD – Charlie Dalin (MACIF Santé Prévoyance) leader più longevo oltre che attuale del Vendée Globe, ha attraversato l’Equatore per tornare nell’emisfero settentrionale domenica pomeriggio alle 14:38 UTC. Il tempo trascorso dall’inizio è di 56 giorni, 2 ore, 36 minuti e 23 secondi. Un altro record, anche se ormai quasi non fa più notizia.
Il tempo di Dalin tra Capo Horn e l’Equatore è stato di 12 giorni, 15 ore, 1 minuto e 33 secondi, e in questo caso niente record: manca di poco il primato del tedesco Boris Herrmann (Malizia Seaexplorer) durante la sua risalita dell’Atlantico nell’edizione 2020-2021: 11 giorni e 18 ore. Dalin comunque si conferma il front-runner di questo VG: è stato in testa in varie fasi chiave, Capo di Buona Speranza (29 novembre), Capo Leeuwin (9 dicembre), Point Nemo (20 dicembre) e oggi l’Equatore. Il suo gemello di fuga Yoann Richomme (Paprec Arkea), è stato primo a Capo Horn con un vantaggio su Dalin di 9 minuti e 31 secondi lo scorso 23 dicembre.
VIDEO: CHARLIE DALIN TAGLIA L’EQUATORE VERSO NORD
IL MATCH RACE TRA I PRIMI DUE PER LA VITTORIA: GLI ULTIMI DATI SULLA VELOCITA’ E LE PREVISIONI SULL’ARRIVO – Dalin e Richomme sono separati ca circa 120 miglia, in diminuzione nelle ultime ore, e stanno beneficiando degli alisei da SE da due giorni. Nel loro duello Richomme è stato leggermente più veloce di Dalin nelle ultime 24 ore, anche se il distacco è cambiato poco. Dopo l’Equatore le bonaccia non dovrebbero disturbarli troppo durante la notte. “Nel complesso, fino a 500 miglia prima del traguardo, il percorso sembra piuttosto veloce”, dice il meteorologo Dumard. Il vincitore è ancora atteso tra il 14 e il 16 gennaio.
IL TRACKING PER FARSI UNA IDEA!
QUASI 8000 MIGLIA TRA PRIMO E ULTIMO (35°) – Oltre 7.700 miglia (14.200 km) separano il leader Charlie Dalin (MACIF Santé Prévoyance) dal 35° Denis Van Weynbergh (D’Ieteren Group). Dopo il duo di testa prosegue al terzo posto l’ottimo Senastien Simon (Groupe Dubreuil) a circa 800 miglia, ricordando sempre che naviga dall’oceano Indiano senza il foil di dritta! E’ uno dei navigatori più giovani in gara e comincia a pregustare l’arrivo nel suo porto di casa, dove da ragazzino ha fatto le prime uscite in Optimist.
“Non so se mi abituerò all’idea di essere terzo, in ogni caso continuerò a lottare per consolidare la mia posizione. Senza il mio foil di dritta, ho perso terreno dai due leader, ma fa parte del gioco. Sono fortunato ad avere buone condizioni, meno difficili dei miei inseguitori, non mi lamento. Posso mettere la testa fuori dal pozzetto e godermela, la barca va bene… Dopo di che resto concentrato, ho ancora un po’ di percorso da fare. È una gara incredibile, non vedo l’ora di tagliare il traguardo per apprezzarla appieno”.
Il gruppo degli inseguitori, da Thomas Ruyant (Vulnerable 2, 4°) a Justine Mettraux (Teamwork-Team Snef, 10°), è molto compatto e raccolto in appena 400 miglia.
VIDEO SEBASTIEN SIMON
VIDEO DI JUSTINE METTRAUX, DECIMA E PRIMA NAVIGATRICE
SU SAILY TV IN ARRIVO UN NUOVO EPISODIO DI SOLO, FRANCESCA CLAPCICH (OBIETTIVO VENDÉE GLOBE 2028-29) RACCONTA LE SEI VELISTE IN GARA A QUESTO GIRO!
LA PUNTATA DALLA SEDE DI HARKEN: COME NASCE L’ATTREZZATURA DI COPERTA DEGLI IMOCA!
A BORDO DI PRYSMIAN CON GIANCARLO PEDOTE
PARLA LO PSICOLOGO: DOPO DUE MESI DI OCEANI DA SOLI, QUANTO CONTA LA LUCIDITA’ (E COSA FARE PER MANTENERLA) – Rimanere lucidi e attenti in ogni momento è un pilastro assoluto delle prestazioni nelle regate offshore e oceaniche. Stanchezza e affaticamento sono parte integrante di questo sport estremo, devono essere gestiti. Altrimenti non solo accadono piccoli incidenti, ma spesso si trasformano in situazioni più grandi e impattanti. E accumulare livelli di energia per i momenti di stress e le decisioni chiave è una parte importante della strategia di prestazione. Dopo 56 giorni di gara tutti lo sanno e tutti lavorano duramente per ottenerlo, un elemento fondamentale costante in un Vendée Globe.
A volte una mancanza di lucidità può persino mettere in pericolo una vita. Yves Lambert è un medico e un membro dell’associazione AMCAL, composta da dottori che si alternano per prendersi cura della salute degli skipper. Ci ricorda che la lucidità è “la capacità di vedere e comprendere le cose in modo chiaro e accurato, quindi un normale funzionamento delle facoltà mentali, la ricerca di un’attività con la stessa intensità”.
La nozione di perdita di lucidità è diversa in altre discipline sportive, dove definisce “semplici gesti mancati alla fine di una partita”, magari per stanchezza fisica. In un evento di circa 70 giorni, da soli, senza assistenza, senza scali, senza tregua, entrare in uno stato in cui la lucidità è compromessa può risultare un grosso rischio non solo per la prestazione in sè. Inoltre, in mare bisogna fare i conti con “mancanza di sonno, sforzo intenso e prolungato, mancanza di cibo o risorse cognitive, mancanza di supporto fisico”. Quando manca la lucidità, le conseguenze possono essere molteplici: “può trattarsi di un calo delle prestazioni, di un cedimento degli automatismi o ancora più drammaticamente di rotture, un guasto, un infortunio, un abbandono o persino una caduta in mare”.
MA COME FANNO I MARINAI? – Il VG offre un panel decisamente di qualità per capire come si lavora per mantenere la lucidità, tutti hanno lavorato su questo aspetto che è parte integrante della loro preparazione. “Ci sono risorse, fisiche o mentali, per aiutarti a essere il padrone della situazione in barca, e accettare di essere imperfetto”, continua Yves Lambert ricordando che “le risorse mentali sono molto diseguali” tra i concorrenti a causa della loro età da un lato – dai 23 anni di Violette Dorange (Devenir) ai 65 anni di Jean Le Cam (Tout commence en Finistère – Armor-lux) – e della loro esperienza.
Un’intera gamma di qualità aiuta a rafforzare la lucidità. Il medico le elenca: “professionalità, gusto per la competizione, fiducia in se stessi, disciplina, concentrazione”. Evoca anche “elementi più o meno ben integrati” come l’etica, l’ottimismo, il sacrificio, la resilienza, la resistenza alla pressione o all’emotività. Ci sono molti aspetti che uno skipper deve comprendere, alcuni più decisivi di altri ma tutti importanti.”
Charlie Dalin dimostra regolarmente questa necessaria lucidità, soprattutto quando ripensa al suo precedente arrivo al Vendée Globe nel 2021 (primo in reale, ma superato dall’abbuono concesso a Bestaven per la deviazione per partecipare al salvataggio di Escoffier). Ha raccontato in un’intervista prima di salpare quest’anno: “Ero a 2 ore e 30 minuti dalla vittoria e quindi, inevitabilmente, mi sveglio di notte per trovare i minuti che ho perso in questo o quel cambio di vela, in questa o quella manovra, in questa o quella scelta che ho potuto fare”. Anche in questo caso, serve molta lucidità, dopo così tanti giorni in mare, per sapere come fare le migliori virate possibili e dare il massimo fino alla fine. E Yves Lambert conclude: “Non sono sicuro che tutti quei grandi velisti fossero molto lucidi quando sono arrivati”.
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