
SIGNIFICATO E CARATTERISTICHE DEL PUNTO PIU’ LONTANO DA OGNI TERRA EMERSA – Terzetto al comando stabile, Simon rallentato mure a sinistra. Il punto su inseguitori e avarie. Perchè il record della corsa è possibile. Giancarlo Pedote (Prysmian), 18° e altre miglia rosicchiate. Strepitosa Justine Mettraux – TRACKING – SU SAILY TV NUOVO EPISODIO DELLA WEBSERIE SOLO!
I tre leader del Vendée Globe continuano la loro immensa battaglia. Il trio di testa Charlie Dalin (MACIF Santé Prévoyance), Yoann Richomme (PAPREC ARKÉA) e Sébastien Simon (Groupe Dubreuil) sta strambando con vento in poppa lungo la zona di esclusione dei ghiacci, 300 miglia a sud di Point Nemo, il punto più lontano sulla terraferma, uno dei luoghi simbolo dell’immaginario quando si parla della vastità dell’Oceano Pacifico (più sotto ne spieghiamo i segreti). Richomme e Dalin (quest’ultimo ha risolto e riparato alcuni problemi alle vele) restano vicini con velocità medie pazzesche sempre intorno ai 20 nodi, mentre Simon è scivolato a quasi 100 miglia dietro Dalin, rallentato nell’andatura mure a sinistra a causa della rottura del suo foil destro.
VIDEO YOANN RICHOMME
DOVE SONO TUTTI GLI ALTRI? – Dietro il trio di testa, ognuno sembra perseguire il proprio programma personale. Il secondo gruppo guidato da Thomas Ruyant (Vulnerable 2) a oltre 900 miglia dai tre in fuga, e formato da un bel pacchetto di “papabili favoriti” della vigilia: quinto Nicolas Lunven (Holcim PRB), sesto Jeremie Beyou (Charal), settimo Yannik Bestaven (Maitre Coq V), ottavo Boris Hermann (Malizia Seaexplorer), nono Sam Goodchild (Vulnerable 1, primo degli Imoca non di ultima generazione), decimo Paul Meilhat (Biotherm).
VIDEO: UN GIORNO DI ORDINARIE AVARIE
E POI C’E’ JUSTINE! – Attaccata a questo gruppo e quindi in corsa per un posto nella top-10 c’è una delle migliori sorprese di questo decimo Vendée: la svizzera Justine Mettraux (TeamWork-Team Snef, 11a) che è stata la più veloce grazie a un perfetto timing di attacco sfruttando la dorsale di un fronte. A bordo tuttavia, come racconta le stessa, ha sofferto: “Erano le condizioni più difficili prese finora. E ho avuto un problema con l’indicatore del vento, quindi non avevo più informazioni sulla forza e la direzione del vento. Tutto era più difficile, dovevo tenere duro anche se era impossibile rallentare la barca. Non credo di aver mai avuto una strambata così complicata su un IMOCA.“
VIDEO JUSTINE METTRAUX
La capacità di Justine di rimanere davanti al fronte le ha comunque permesso di ampliare il distacco con le sue due inseguitrici speciali, le sue ex vicine Clarisse Crémer (L’Occitane en Provence) e Sam Davies (Initiatives Cœur) ormai a più di 800 miglia dietro “Ju-Ju”, che sta diventando sempre più famosa per la sua modalità di navigazione: attacco duro e costante. Clarisse e Samantha sono in realtà state punite dagli dei della meteorologia per chissà quali misfatti, visto che da un paio di giorni si trovano a navigare contro venti contrari e forti, a sud est della Nuova Zelanda.
Samantha: “Proprio ora, siamo in un tratto orribile: venti contrari con onde di quattro metri. Di solito non succede mai nell’Oceano Antartico, ma dobbiamo superare una depressione dalla parte sbagliata. Non solo abbiamo perso un sacco di miglia perché abbiamo mancato la depressione due giorni fa, ma abbiamo anche una doppia punizione. La barca salta le onde come un canguro, è un inferno! Non dura molto speriamo, forse sei ore del peggio e poi dovremmo trovare il vento nella giusta direzione. Questa è la sfida del Vendée Globe: non è mai facile. Clarisse e io ci siamo scambiati dei messaggi per dirci che era un inferno!
“Sto lavorando un po’ sul mio atteggiamento positivo, ma non mi annoio, amo la barca e la sfida di questo Vendée Globe, ci sono state delle belle giornate, anche se ce ne sono anche di brutte come oggi. Ma sono completamente dentro questo Vendée Globe. Cerco di avere delle routine, di seguire un po’ il sole perché qui siamo sempre fuori sincrono, stiamo recuperando il ritardo con il sole, quindi il corpo si adatta di continuo, è un po’ perso in relazione alle ore di sonno e tutto il resto, ma cerco di mangiare all’alba, di fare lunghi riposini nelle notti molto corte.”
Si arriva così a un altro “terzetto” che procede in ordine sparso in condizioni variabili e difficili da decifrare: il 14° Benjamin Dutreux (Guyot Environment Water Family), il 15° Romain Attanasio (Fortinet-BestWestern), che ha raccontato: “sono stato fermo tutta la notte”, il 16° Damien Seguin (Groupe Apicil). Le loro difficoltà alimentano le speranze di rimonta di chi aspira alla top-15!
VIDEO DAMIEN SEGUIN LANCIA UN DRONE!
VIDEO JEAN LE CAM
IL GRUPPONE-PEDOTE AVANZA! – Navigano insieme da settimane, hanno superato la Tasmania nella notte e quindi sono nel Pacifico e oltre la metà del percorso: Giancarlo Pedote (Prysmian) negli ultimi giorni ha ritrovato una modalità più costante, affianca Isabelle Joschke (MACSF) e Alan Roura (Hublot) e ha distanziato Jean Le Cam (Tout commence en Finistère – Armor-lux), sempre primo dei non-foiler, più indietro Benjamin Ferré (Monnoyeur – Duo for a Job), e staccato Tanguy Le Turquais (Lazare) che ha avuto problemi da controllare e risolvere sul fondo dello scafo.
In ordine sparso con poco vento ma in attesa di una bella depressione, c’è poi la parte di flotta tra il 23° e 28° posto: Sen Marsset (Foussier), Louis Duc (Fives Group Lantana Enivironment), Violette Dorange (Devenir), Conrad Colman (MS Amlin), Eric Bellion (Stand as One – Altavia) e Arnaud Boissieres (La Mie Caline). In coda, le condizioni sono ancora molto vivaci perGuidec Souree (Feelance.com), il giapponese Koiro Shiraishi (DMG Mori Global One), Oliver Heer (Tut.Gut), Antoine Cornic (Human Immobilier) e soprattutto per Jingkun Xu (Singchain Team Haikou) che continua a mostrare un coraggio senza compromessi (con un braccio solo), navigando più a sud. Le condizioni diventeranno più intense per lo skipper cinese con un fronte previsto per sabato e raffiche previste fino a 60 nodi.
VIDEO: KOJRO SHIRAISHI
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ALLA FINE C’E’ CHI E’ PIU’ PAZZO DEGLI SKIPPER VENDÉE… – Pochi altri yacht si avventurano così a sud come gli skipper del Vendée Globe, nemmeno il traffico commerciale, ad eccezione di pescherecci molto sporadici. Quindi è stata una sorpresa per Antoine Cornic (Human Immobilier) incontrare un altro yacht a circa 900 miglia a sud-est di Capo Leeuwin. “Posso condividere con voi qualcosa di abbastanza incredibile: mi sono imbattuto in una barca a vela lunga 11 metri, un norvegese che navigava da solo e stava facendo il giro del mondo solo per divertimento”, racconta Antoine. “Penso che abbiamo trovato qualcuno più pazzo di noi! Abbiamo chiacchierato per cinque minuti sul VHF: non vedeva un’altra barca da 110 giorni, il ragazzo era felice di parlare”. Qualcosa di analogo era capitato giorni fa a Giancarlo Pedote sotto all’Australia.
TUTTO SU POINT NEMO – Point Nemo è uno dei passaggi chiave del Vendée Globe e per una buona ragione: è il posto sul globo più lontano da qualsiasi terra. Persino la Stazione Spaziale Internazionale è più vicina! 48°52.6 Sud, 123°23.6 Ovest sono le coordinate di Point Nemo. È in realtà solo un punto teorico sulle carte, ma simbolicamente è importante. Gli scienziati lo hanno soprannominato “il polo marittimo dell’inaccessibilità”. Le terre più vicina sono a 2.688 chilometri di distanza: Ducie Island, un atollo disabitato che fa parte delle Isole Pitcairn, Motu Nui Island vicino all’Isola di Pasqua e Maher Island in Antartide.

Questo punto è noto e riconosciuto solo dal 1992, quando un ingegnere canadese di origine croata, Hroje Lukatela, riuscì a determinarlo grazie a calcoli matematici intelligenti. Prese il nome “Nemo”, ispirato al famoso Capitano Nemo di Jules Verne in Ventimila leghe sotto i mari, un marinaio che non amava stare in compagnia degli umani.
Gli umani più vicini a Point Nemo, oltre i velisti, sono in realtà gli abitanti della Stazione Spaziale Internazionale, a 400 km sopra la superficie del globo! Il posto è anche popolare tra le agenzie spaziali, tra cui la NASA. È qui che atterrano i loro satelliti o detriti spaziali. Essendo lontano da qualsiasi terra abitata, è davvero il posto ideale per ridurre al minimo il rischio di collisioni o danni.
È un “deserto biologico”. La vita marina è molto limitata. Poiché tutta la terraferma è a migliaia di chilometri di distanza, non ci sono veri nutrienti come quelli normalmente trasportati dai fiumi o dal deflusso del suolo e che partecipano alla catena alimentare marina. E quindi le forme di vita sono molto rare, fatta eccezione per i microrganismi e alcune specie di pesci.
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SE VE LO SIETE PERSO… ESAME DELLE BARCHE DEL VENDÉE IN BANCHINA, CON ANDREA MURA
