L’UNGHERESE SI ARRENDE: DANNI AL SARTIAME – INCREDIBILE SEB SIMON, IN RIMONTA SENZA UN FOIL – Con la flotta sempre più sgranata tra Indiano e Pacifico, il Vendée si avvicina al quarantesimo giorno. Terzetto di testa pazzesco: Richomme in testa, Dalin (a 7 miglia) e Simon (a 45!) verso Point Nemo, inseguitori a 400 miglia. Scenari per Pedote – TRACKING DA STUDIARE

SZABOLCS WEÖRES ANNUNCIA IL SUO RITIRO DAL VENDÉE GLOBE – A causa di danni irreparabili al sartiame, in particolare alla sartiola diagonale D2 tra la prima e la seconda crocetta sull’albero del suo Imoca New Europe, lo skipper ungherese Szabolcs Weöres ha preso la difficile decisione di ritirarsi dal Vendée Globe 2024-25. La rottura di una componente essenziale per la tenuta dell’albero risale al 14 dicembre, mentre stava navigando con mure a sinistra e raffiche di vento a oltre 40 nodi, a circa 700 miglia da Capo di Buona Speranza.

Dopo aver scoperto il danno Szabolcs, skipper professionista, ha lavorato a lungo senza sosta per trovare una soluzione che gli consentisse di continuare in sicurezza. Nonostante la sua determinazione e ingegnosità, nessuna delle possibili riparazioni ha fornito abbastanza sicurezza per stabilizzare l’attrezzatura. In combinazione con le precedenti battute d’arresto e avarie, tra cui danni significativi alla randa e la perdita della vela A7, continuare la gara è stato considerato pericoloso.

Il D2 è uno dei cavi più fragili nel sartiame su New Europe. È il più sottile e sostiene la parte superiore dell’albero da flessioni e deformazioni. Questi cavi sostengono specificamente lo strallo principale, il fiocco J2 e i punti di attacco del gennaker frazionario, nonché la randa quando impostata con due mani di terzaroli. Danni al D2 possono causare la perdita dell’albero in condizioni di vento forte.

VIDEO: SZABI RACCONTA

Su New Europe tutti i cavi sono stati sostituiti quest’anno, 2024, e attentamente adattati a tutte le specifiche. Il team tecnico suggerisce che questo danno è molto probabilmente correlato al colpo ricevuto dalla barca all’inizio della gara quando raffiche e onda l’hanno sbandata con la cima dell’albero che ha toccato l’acqua. In quel momento Weöres (che usa alcune vele prodotte dalla veleria italiana Olimpic Sails della quale è anche distributore) stava navigando con un piccolo gennaker frazionario e sotto randa con due terzaroli. Con il rapido shock e il sovraccarico immediato, il cavo potrebbe aver subito danni interni. Più avanti nella gara, la barca ha ripetutamente incontrato difficili condizioni di vento e onde, che hanno fatto vibrare l’albero. Ciò ha probabilmente causato il peggioramento del danno nascosto facendolo diventare critico.

Per due giorni dopo questo incidente, mentre navigava con venti da 30-35 nodi, il gennaker A7 strappato, che era rimasto incastrato avvolto attorno allo strallo di prua, ha causato un ulteriore carico sull’attrezzatura, difficilmente valutabile. La somma di tutto ha portato alla dolorosa scelta di ritirarsi dalla regata. Szabi sta attualmente navigando verso Città del Capo, in Sudafrica, che dovrebbe raggiungere il 17 dicembre.

Il team New Europe ha confermato di essere orgoglioso della determinazione e dei risultati di Szabolcs in questa campagna. Sebbene la sua gara si sia conclusa prematuramente, la sua resilienza, il suo coraggio e il suo spirito hanno dato l’esempio a tanti velisti e sostenitori in Ungheria e non solo.

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TERZETTO SCATENATO IN FUGA – I tre al comando stanno scrivendo con le scie alcuni giorni importanti della regata. Yoann Richomme è tornato primo. Pensate che all’inizio dell’Indiano, quando fece la scelta di tenersi a nord della prima burrasca nella quale si gettarono Dalin e Simon, aveva accumulato oltre 400 miglia di ritardo dai primi. Un recupero straordinario. Ora molti osservatori notano che la sua Paprec Arkea si sta confermando come previsto più adatta e veloce alle condizioni del sud, specie con onda formata e andature portanti. Dalin ora deve giocare in difesa. Straordinario invece Seb Simon che anche con un foil rotto non solo tiene botta ma recupera ed è a 45 miglia dalla testa! Anche lassù è un Giro bellissimo da seguire!

VIDEO: GLI AVVENIMENTI DELLE ULTIME ORE

BENJAMIN FERRÉ, DANNI A UN PISTONE IDRAULICO DELLA CHIGLIA: OLIO DAPPERTUTTO, PENSA AL RITIRO POI CON L’AIUTO DI JEAN LE CAM TROVA UNA SOLUZIONE – Momento difficile per Benjamin Ferré, skipper di Monnoyeur – DUO for a JOB, che ha fatto i conti con un danno al pistone idraulico della chiglia la scorsa notte. “Sono state le ore più intense che abbia mai trascorso su una barca”, racconta, “Con l’aiuto del team tecnico e di Jean Le Cam sono riuscito a risolvere il problema”.

“Nel bel mezzo di un breve sonno, ho sentito un forte botto. Mi sono svegliato di soprassalto, sono uscito dalla cuccetta, ho visto l’olio esplodere su tutta la barca, la chiglia penzolante sottovento. Esattamente lo stesso scenario della Transat CIC dove ho rotto il mio cilindro idraulico che tiene la chiglia e che ha cercato di distruggere l’intero fondo dello scafo. La diagnosi è stata fatta abbastanza rapidamente: c’è una parte del cilindro che è letteralmente esplosa e ha frantumato parte del materiale del cilindro e causato una perdita di olio. Il team tecnico è stato mobilitato per tutta la notte.

“Dopo 12 ore di lavoro, alcune delle quali condivise con Jean le Cam che è stato incredibile e che mi ha accompagnato tutta la notte, ha trovato soluzioni, ha portato idee. Mi ha chiamato ogni ora la scorsa notte. È stato un duro lavoro senza stop. Sono stanco, completamente esausto, il mio corpo è rigido. Non riesco più a stringere mani. Sono le conseguenze sia fisiche che emotive, perché ho attraversato il peggio. Pensavo davvero che il mio Vendée Globe fosse finito. Per buona parte della notte, ho pensato a come arrivare a Perth, in Australia, in modo che la squadra potesse lavorare sulla barca.”

“Ero già convinto di concludere questa regata intorno al mondo fuori dalla gara. Ho attraversato tutti gli stati emotivi. Ora devo riposare, ma ho un po’ di tensione, il minimo rumore mi fa saltare fuori dalla cuccetta. Dovrò riuscire a lasciarmi alle spalle questo piccolo trauma perché se tutto va bene c’è ancora mezzo giro del mondo da fare!”

SU SAILY TV LA PUNTATA CHE HA TRA I PROTAGONISTI BENJAMIN FERRÉ: LA SUA STORIA

GIANCARLO PEDOTE E PRYSMIAN, GLI SCENARI – Ieri Giancarlo ha raccontato i suoi ultimi giorni e ha mostrato uno spirito positivo dopo parecchi giorni difficili. La rotta a nord sulla dorsale delle depressioni incontrate sull’Indiano si è rivelata giusta: è in gruppo con Jean Le Cam, Isabelle Joschke, Alain Roura, Benjamin Ferré, tutti questi hanno recuperato sul 16° (Damien Seguin) oltre un centinaio di miglia, e oggi si prevede passeranno la longitudine di Capo Leeuwin. Un altra giornata e mezzo e poi per Giancarlo inizierà l’oceano Pacifico, a sud della Tasmania. Con la prospettiva di una lunga cavalcata fino al suo secondo Capo Horn. Una ritrovata costanza meteo potrebbe finalmente consentire allo skipper italiano di mettere a regime la prestazione della barca e continuare il progresso verso le barche che lo precedono.

Nell’intervista alla vigilia della regata, Giancarlo rivelò la difficoltà dell’obiettivo realistico in questo Vendée per lui e la sua barca: arrivare tra i primi quindici. Analisi che considerava la presenza di tante barche di ultima generazione che hanno prestazioni difficilmente comparabili.

SOLO! NUMERO ZERO CON GIANCARLO

La regata è stata dura ed è ancora lunga e Giancarlo ha raccontato così il suo. momento: “Sto bene, ma sono un po’ stanco perché in questo Indiano non c’è davvero mai un attimo di tregua. La barca sta andando piuttosto bene, e questa è una buona notizia. Da poco, lo stato del mare è leggermente migliorato, ma siamo davanti a un sistema meteorologico importante. Bisogna quindi mantenere il ritmo. Il vento è a volte molto instabile, per cui bisogna adattarsi. In certi momenti la prua affonda un po’, quindi bisogna cercare i giusti assetti.

“Cerco una traiettoria ottimale verso il sud della Nuova Zelanda. Restare un po’ più a nord è una scommessa per preservare il materiale e navigare in condizioni più gestibili. Vedremo se pagherà. Il passaggio di Capo Leeuwin sarà una tappa importante, soprattutto a livello mentale, ma la strada è ancora lunga. Possono ancora succedere molte cose e l’avaria di Pip Hare, la scorsa notte, ce lo ha ricordato ancora una volta. Sono così dispiaciuto dalla notizia del suo disalberamento: stava facendo una gara incredibile fino a quel momento. È una prova davvero dura per lei e per il suo team. Il nostro sport è uno sport meccanico, e a volte è terribilmente ingrato. Fortunatamente, si trovava vicino all’Australia. Se questo incidente fosse accaduto al Punto Nemo, la situazione sarebbe stata molto più complicata da gestire. Ogni impresa in mare aperto è fragile.”

IN PREPARAZIONE UNA RAFFICA DI PUNTATE IMPERDIBILI, GIRATE IN TRASFERTA E CON OSPITI MOLTO ILLUSTRI. SIETE PRONTI? QUESTO NATALE SAILY TV VI PORTA SUGLI OCEANI!

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