LA BELLEZZA E L’IMPREVEDIBILITÀ DELLA REGATA PIÙ AFFASCINANTE DEL MONDO DELLA VELA – Anni ’80: Philippe Jeantot immagina una nuova regata attorno al mondo, senza scalo. Nel 1989 nasce la leggenda, nasce il Vendée Globe. Oggi siamo alla decima edizione, con 40 skipper in gara. Chi vincerà? Impossibile dirlo. Quando giochi a dadi con l’oceano, a volte vinci e a volte perdi. Ed è forse proprio questa bellezza misteriosa che continua ad affascinarci (ENG below)
di Francesca Frazza
Ci stiamo lasciando alle spalle un anno di fuoco, letteralmente. È la fine di un gran quadriennio-triennio, iniziato con un abolito 2020, fatto di mascherine, tamponi e frontiere chiuse. In questi ultimi due anni si sono concentrate tante cose. Selezioni Olimpiche, regate oceaniche, Regate Preliminari di Coppa America, perché diciamocelo, non ci siamo fatti mancare proprio nulla.
A luglio il supermondiale giovanile sul Garda, con il trionfo Nations e i sei ori azzurrini, poi i Giochi Olimpici più vincenti di sempre con i due ori della vela italiana, tra agosto e metà ottobre la 37esima America’s Cup. E a novembre? Il Vendee Globe. I tre grandi gotha della vela mondiale, uno di fila all’altro. Arrivata alla sua decima edizione, il Vendee Globe è una delle regate, se non la regata, più affascinante della vela. Stiamo parlando della più grande regata di vela intorno al mondo, in solitario, senza scalo e senza assistenza. L’evento segue le orme del Golden Globe, che nel 1968 aveva inaugurato la prima circumnavigazione di questo tipo passando per i tre famosi Capi a Sud del mondo e solo uno dei nove pionieri partiti nel 1968 riuscì a tornare a Falmouth, il porto principale della Cornovaglia britannica.
Vent’anni dopo, dopo aver vinto per due volte il BOC Challenge, che era un giro del globo con scalo, il navigatore Philippe Jeantot introdusse l’idea di una nuova regata intorno al mondo, ma senza la possibilità di scendere a terra durante il corso dell’evento. Nacque così il Vendée Globe e il 26 novembre 1989, tredici velisti partirono per la prima edizione, durata oltre tre mesi, ma solo sette tornarono a Les Sables d’Olonne.
LA STORIA – Le nove precedenti edizioni (perchè questa in sovrappiù sarà quella dei 10 anni!) hanno visto 200 partecipanti prendere il via in questa straordinaria regata, ma solo in 114 di loro sono riusciti a tagliare il traguardo, a testimonianza della durezza di questo evento. Dalla prima edizione inaugurale, e di successo, passando per edizioni molto meno fortunate, come quella del 1992-1993, che all’attivo conta ben due dispersi in mare (Mike Plant e Nigel Burgess, trovato annegato a largo di Capo Finisterre), seguita da un altrettanto ventosa edizione 1996-1997, dove si rovesciarono Dinelli, Bullimore e Dubois e dove purtroppo si persero i contatti radio con Gerry Roufs, mai più ritrovato.
Sono seguite poi altre edizioni di successo, anche grazie all’introduzione nel 2000-2001 delle nuove norme di sicurezza. 45.000 chilometri o 24.300 miglia: questa è la distanza teorica che un velista percorrerebbe intorno al mondo, attraverso i grandi oceani del mondo e condizioni climatiche diversissime, dalla calma che regna, talvolta, intorno all’Equatore, fino ai Grandi Mari del Sud, quel reame che ogni velista è tenuto a rispettare e temere quasi religiosamente. Parliamo di distanza teoretica perché si sa, si fa quasi sempre più strada di quella prevista, che questa strada rappresenti qualche centinaio, o qualche migliaio di km in più, in funzione di vento, onde, correnti, tempeste.
Sicuramente il Sud del mondo ha un ruolo fondamentale nel conteggio delle miglia. Le tempeste, laggiù, dove non ci avventureremmo nemmeno per una fotografia, si formano continuamente e non trovano ostacoli, poiché non c’è terraferma a fermarle. Ça va sans dire che, quando si scatenano, i venti in quest’area sono piuttosto violenti. Per ovviare a questo problema, come abbiamo visto anche durante la scorsa Ocean Race, le barche tendono a spostarsi più a nord, alla ricerca di condizioni meno estreme, allungando così il percorso. Questo spostamento verso nord non è dovuto solo alla persistenza dei venti forti, ma anche al movimento della ZEA (Zona di Esclusione Antartica) verso nord, conseguenza dello spostamento dei ghiacci che, soprattutto nell’estate australe, si allontanano sempre più dalla calotta antartica. Quest’anno, la ZEA, che circonda l’Antartide tra i 45°S, sul lato delle Isole Crozet, e i 68°S al largo di Capo Horn, impone una traiettoria piuttosto a nord, che sfiora l’anticiclone delle Mascarene (nell’Oceano Indiano) e quello dell’Isola di Pasqua (nell’Oceano Pacifico).
L’EQUILIBRIO – Il Vendée Globe è una costante ricerca di equilibrio: i navigatori devono sempre riuscire a stare abbastanza lontano dai centri di bassa pressione per evitare i venti più forti, senza però restare bloccati nelle alte pressioni. Verranno toccati tutti i luoghi più iconici della vela oceanica, anche se alcuni, ovviamente molto alla lontana. Si passerà per il Golfo di Biscaglia e per l’anticiclone delle Azzorre, scendendo lungo l’intero continente africano. Si doppierà il Capo di Buona Speranza, dove si incontrano Atlantico e Indiano, storia e leggenda, e dove, secondo racconti che si perdono nel tempo, sarebbe affondato l’Olandese Volante, che ora vaga per i mari terrorizzando i marinai.
Si entrerà nel Profondo Sud, scendendo sempre più giù, arrivando a toccare la ZEA e, spinti dal vento e dalle onde, che laggiù sono padrone, ci si spingerà verso Capo Leeuwin, la punta più a sud-ovest dell’Australia e che in olandese significa “Leonessa”, il nome di un vascello che navigò nei suoi pressi nel 1622. Da un punto di svariate migliaia miglia più a sud di Capo Leeuwin, i navigatori scenderanno ancora, questa volta andando a toccare il Point Nemo, noto come il punto oceanico più remoto dalla terraferma, dove parecchie navicelle aerospaziali sono state fatte affondare e dove Lovecraft, nel suo racconto The Call of Cthulhu, situò la città sommersa di R’lyeh, dimora del mostro Cthulhu.
Si arriverà poi al leggendario Capo Horn, doppiato per la prima volta nel 1616 da Jakob Le Maire e Willem Schouten. Capo Horn rappresenta una delle due estremità dello stretto di Drake, uno dei passaggi più terribili, più crudeli e più affascinanti del mondo. Pare proprio che l’Oceano Pacifico si chiami così perché Magellano, dopo aver affrontato lo stretto che prende il suo nome, e che a dire il vero sta un po’ più a nord rispetto a Capo Horn, aveva finalmente trovato un po’ di calma, dopo aver affrontato un tratto di mare tanto spietato.
Si risalirà poi l’Atlantico, questa volta risalendo il Sud America. Qui sarà necessario gestire, come del resto nella discesa lungo il continente Africano, la zona di convergenza intertropicale (ITCZ), comunemente chiamata Doldrums. Qui, le masse d’aria calda e umida, portate dagli alisei dei due emisferi, si incontrano generando aria instabile, dove calme piatte e improvvisi temporali si alternano senza alcuna logica. Si incrocierà di nuovo l’oceano Atlantico, ritornando poi al Golfo di Biscaglia e a Les Sables d’Olonne. Dopo 70-80 giorni in mare, il vincitore del Vendée Globe 2024 potrà finalmente avvistare la boa Nouch, che segna la linea di arrivo del Vendée Globe a Les Sables d’Olonne.
Il percorso è lungo, il concetto è chiaro: si naviga in solitaria, con l’unica eccezione rappresentata dal salvataggio di un altro partecipante in difficoltà. Si è da soli in caso di riparazioni, danni fisici e malattie, senza la possibilità di tornare quasi a terra. Diciamo quasi perché, a dire il vero, l’unica eccezione che si fa in merito è un ritorno a Les Sables entro dieci giorni dalla partenza. Sono tanti gli uomini e le donne che hanno tentato l’impresa nel corso degli anni e tanti grandi nomi si sono susseguiti nel corso di queste nove edizioni, tanto che nominarli tutti sarebbe impossibile. L’edizione 2024-2025 vede la partecipazione di 40 skipper, che batte il record di 33, ottenuto nel 2020-2021.
NESSUNO COME LUI: YES WE CAM! – Partiamo dal veterano di casa, Jean Le Cam, alla sua sesta partecipazione alla regata. Jean ha disputato la sua prima Vendée nel 2004, un’edizione che fu segnata da una lunga serie di problematiche per tutta la flotta. Hervé Laurent fu costretto al ritiro per gravi danni al timone, Alex Thomson si ritirò e Sébastien Josse urtò la testa di un iceberg. Nel 2009, Jean fu soccorso da Vincent Riou nei pressi di Capo Horn a causa del capovolgimento della barca. Durante quella edizione, in cui si ritirarono ben diciotto skipper, tra cui Jérémie Beyou e Yannick Bestaven, entrambi per disalberamento, sono seguite altre tre edizioni di successo per lo skipper francese. Anche Samatha Davies è alla sua quarta partecipazione, dopo aver concluso il Vendee nel 2009 e dopo aver disalberato nel 2012-2013 e aver subito una collisione nel 2020-2021.
Bestaeven dopo un inizio difficile nel 2009 è alla sua quarta partecipazione e entra in partenza come vincitore della passata edizione, segue poi Beyou, che dopo un ritiro nel 2009 e un terzo posto nel 2016-2017, torna in campo in questo 2024-2025 per la sua terza volta. Anche il navigatore oceanico giapponese Kojiro Shiraishi, il francese Romain Attanasio e lo svizzero Alan Roura sono alla loro terza edizione e terza volta anche per Thomas Ruyant, già due volte vincitore della Route du Rum e della scorsa edizione della Transat Jacques Vabre. Seconda partecipazione per Clarisse Cremer, che nel 2020, dopo 87 giorni di navigazione, è diventata la donna più veloce nella storia della Vendee Globe, battendo il record precedentemente fissato dalla britannica Ellen Mac Arthur, eroina dell’edizione 2004-2005.
È la seconda volta anche per Pip Hare, Isabelle Joschke, Conrad Colman, Charlie Dalin (arrivato) secondo nell’edizione precedente), Boris Herrmann, Giancarlo Pedote, Damien Seguin, Maxime Sorel, Manuel Cousin, Arnaud Boissieres e Paul Meilhat, tutti volti noti nel mondo della vela oceanica, tornati per rivivere l’adrenalina che solo una regata come questa può dare.
Ci sono, ovviamente, alcune prime partecipazioni, gli esordienti: come Violette Dorange, in partnership con McDonald’s, la più giovane navigatrice di questo giro del mondo 2024-2025; Justine Mettraux, una dei tre navigatori svizzeri presenti sulla linea di partenza; e Nicolas Lunven, che ha preso il posto di Kevin Escoffier a bordo di Holcim-PRB. Tra i nuovi arrivati ci sono anche Szabolcs Weores, il secondo navigatore ungherese a partecipare a questo evento, sulle orme di Nandor Fa, e Jingkun Xu, il primo navigatore cinese nella storia della regata.
Chi vincerà? Fare pronostici sul Vendée Globe è impossibile, ed è forse proprio questa la sua bellezza. Spietata, imprevedibile. Alcuni dei fatti accaduti ai tanti velisti di successo, raccontati qui sopra, ne sono la prova. Si dice che la partenza del Vendée Globe sia LA partenza del mondo della vela, con tanto di tuffo acrobatico del boat captain, l’ultima persona con cui il navigatore oceanico ha un contatto umano prima delle tante incognite che l’oceano riserva. Noi di Saily.it saremo lì, il 10 novembre 2024, per raccontarvela! Sul Magazine, con copertine, esclusive, storie, la Room, il tracking, e su Saily TV con il ritorno della webserie SOLO!, rinnovata e che presto annuncerà un pool di sponsor più innamorati di noi!
THE BEAUTY AND UNPREDICTABILITY OF THE MOST FASCINATING RACE IN THE SAILING WORLD-1980s: Philippe Jeantot envisions a new round-the-world race, non-stop. In 1989, the legend is born: the Vendée Globe. Today, we’re at the tenth edition, with 40 skippers competing. Who will win? Impossible to say. When you roll the dice with the ocean, sometimes you win and sometimes you lose. And perhaps it’s this mysterious beauty that keeps captivating us. Here a full preview to the Vendee Globe!
In 2024, we are leaving behind a truly fierce year, literally. It’s the end of an intense three- or four-year cycle, starting with a canceled 2020, filled with masks, COVID tests, and closed borders. These last two years have been packed with events. Olympic trials, ocean races, and America’s Cup Preliminary Regattas—because, let’s be honest, we missed out on nothing.
In July, the Olympic Games; between August and mid-October, the 37th America’s Cup. And in November? The Vendée Globe. The three greatest events of the sailing world, one after another. Now in its tenth edition, the Vendée Globe is one of the most fascinating, if not the most fascinating, races in sailing.
We’re talking about the greatest solo, non-stop, and unassisted round-the-world sailing race. The event follows in the footsteps of the Golden Globe, which in 1968 pioneered this type of circumnavigation, passing by the three legendary Capes in the Southern Hemisphere. Out of the nine sailors who set out in 1968, only one succeeded in returning to Falmouth, the main port of British Cornwall.
Twenty years later, after twice winning the BOC Challenge—a round-the-world race with stopovers—navigator Philippe Jeantot introduced the idea of a new round-the-world race, but without the possibility of setting foot on land during the course of the event. Thus, the Vendée Globe was born, and on November 26, 1989, thirteen sailors set out on the first edition, which lasted over three months; only seven returned to Les Sables d’Olonne.
The previous nine editions have seen 200 participants set out on this extraordinary race, but only 114 managed to cross the finish line, testifying to the difficulty of this event. Since the inaugural, successful first edition, there have been less fortunate ones, like the 1992-1993 race, which saw two sailors go missing (Mike Plant and Nigel Burgess, found drowned off Cape Finisterre), followed by a similarly stormy 1996-1997 edition, where Dinelli, Bullimore, and Dubois capsized, and, unfortunately, radio contact was lost with Gerry Roufs, who was never found.
More successful editions followed, also thanks to the introduction of new safety regulations in 2000-2001. 45,000 kilometers, or 24,300 miles: this is the theoretical distance a sailor would travel around the world, crossing the great oceans and facing drastically varied climatic conditions—from the calm that sometimes reigns around the Equator to the vast Southern Oceans, a realm that every sailor must respect and almost fear religiously. We call it theoretical because, as we know, almost always, in these kind of races, sailors cover more distance than planned. This extra distance could range from hundreds to thousands of additional kilometers, depending on wind, waves, currents, and storms.
Surely, the Southern Hemisphere plays a fundamental role in the mileage count. Down there, where few would venture, storms form continuously and are unimpeded, as there is no land to stop them. Ça va sans dire, when they do strike, the winds in this area are rather violent. To deal with this, as we saw during the last Ocean Race, boats tend to move further north in search of less extreme conditions, thus lengthening the route. This northern shift is not only due to persistent strong winds but also to the northward movement of the Antarctic Exclusion Zone (AEZ), a consequence of shifting ice, which, especially in the austral summer, moves further and further from the Antarctic ice cap. This year, the AEZ, encircling Antarctica from 45°S, near the Crozet Islands, to 68°S off Cape Horn, imposes a northerly route that nearly touches the Mascarenes high (in the Indian Ocean) and the Easter Island high (in the Pacific).
The Vendée Globe is a constant search for balance: sailors must stay far enough from low-pressure centers to avoid the strongest winds without getting trapped in high-pressure zones. The route will pass by all the most iconic places in ocean sailing, although some will only be “seen” from afar. The course will take them through the Bay of Biscay, past the Azores high, and down the entire African continent. They will round Cape of Good Hope, where the Atlantic and Indian Oceans meet, steeped in history and legend. It is here, according to timeless tales, that the Flying Dutchman sank, now roaming the seas to terrorize sailors.
They will enter the Deep South, venturing further down, reaching the AEZ, and, pushed by the winds and waves that reign supreme there, will be carried toward Cape Leeuwin, the southwestern tip of Australia, named after the ship “Leeuwin” (Dutch for “Lioness”), which sailed nearby in 1622. From a point several thousand miles south of Cape Leeuwin, sailors will descend even further, this time approaching Point Nemo, known as the most remote point from any land, where many spacecraft have been deliberately sunk and where Lovecraft, in his tale The Call of Cthulhu, placed the submerged city of R’lyeh, home of the monster Cthulhu.
They will then reach the legendary Cape Horn, first rounded in 1616 by Jakob Le Maire and Willem Schouten. Cape Horn represents one end of the Drake Passage, one of the world’s most terrifying, cruel, and fascinating passages. It seems that the Pacific Ocean was named so because Magellan, after passing through the strait that now bears his name (a bit northern than Cape Horn), found a stretch of calm water after enduring such relentless seas.
They will then sail back up the Atlantic, this time along the South American coast. Here, as with the descent along Africa, it will be necessary to navigate the Intertropical Convergence Zone (ITCZ), commonly known as the Doldrums. Here, hot and humid air masses brought by the winds of both hemispheres meet, creating unstable air where calm and sudden squalls alternate with no reason. They will cross the Atlantic again, returning to the Bay of Biscay and finally to Les Sables d’Olonne. After 70-80 days at sea, the 2024 Vendée Globe winner will finally spot the Nouch buoy, marking the finish line of the Vendée Globe at Les Sables d’Olonne.
The route is long, the concept is clear: it’s a solo sail, with the only exception being if another participant needs rescuing. Sailors are alone for repairs, physical injuries, and illnesses, without the possibility of returning close to shore. Well, almost—technically, there’s one exception, allowing them to return to Les Sables within ten days of the start. Many men and women have attempted the feat over the years, and many great names have come and gone over these nine editions, making it impossible to name them all. The 2024-2025 edition has 40 skippers participating, breaking the record of 33 from the 2020-2021 race.
Let’s start with the veteran, Jean Le Cam, on his sixth entry in the race. Jean raced his first Vendée in 2004, an edition marked by a series of challenges for the entire fleet. Hervé Laurent was forced to retire due to severe rudder damage, Alex Thomson withdrew, and Sébastien Josse hit an iceberg. In 2009, Jean was rescued by Vincent Riou near Cape Horn after his boat capsized. After that edition, in which eighteen skippers retired—including Jérémie Beyou and Yannick Bestaven, both due to dismasting—Jean has had three successful races. Samantha Davies is also participating for the fourth time, having completed the Vendée in 2009, dismasted in 2012-2013, and suffered a collision in 2020-2021.
After a tough start in 2009, Bestaven is also on his fourth Vendée, entering the race as the defending champion from the last edition. Beyou, who retired in 2009 and took third in 2016-2017, is back for his third race in 2024-2025. Ocean sailor Kojiro Shiraishi of Japan, Frenchman Romain Attanasio, and Swiss sailor Alan Roura are also racing for the third time, as is Thomas Ruyant, who has twice won the Route du Rhum and the 2023 Transat Jacques Vabre. This is the second time for Clarisse Cremer, who in 2020 became the fastest woman in Vendée Globe history, completing the race in 87 days and breaking the record previously set by Britain’s Ellen MacArthur, the heroine of the 2004-2005 edition.
It’s also the second time for Pip Hare, Isabelle Joschke, Conrad Colman, Charlie Dalin (runner-up in the previous edition), Boris Herrmann, Giancarlo Pedote, Damien Seguin, Maxime Sorel, Manuel Cousin, Arnaud Boissieres, and Paul Meilhat—all well-known figures in the ocean sailing world, returning to relive the adrenaline that only a race like this can provide.
Of course, there are many first-timers, such as Violette Dorange, partnered with McDonald’s, the youngest participant in this 2024-2025 round-the-world race; Justine Mettraux, one of three Swiss sailors at the start line; and Nicolas Lunven, who replaced Kevin Escoffier on board Holcim-PRB. Other newcomers include Szabolcs Weores, the second Hungarian sailor to participate in this event, following in the footsteps of Nandor Fa, and Jingkun Xu, the first Chinese sailor in the race’s history.
Who will win? Predicting the Vendée Globe is impossible, and perhaps this is its charm. Ruthless, beautiful, unpredictable. Some of the incidents involving the many successful sailors mentioned above are proof of this. They say that the start of the Vendée Globe is THE start of the sailing world, which includes the acrobatic dive of the boat captain—the last person with whom the ocean sailor has human contact—before the many unknowns that the ocean holds. We will be there on November 10, 2024, to tell you all about it!