(DIMENTICANDO CHE PRIMA DEVE DIFENDERLA) – Intervista a Stuff NZL: Preliminary già nel 2025, Coppa nel 2026, budget ridotti, Barcellona interessata ma non ha prelazione (messaggio in codice al Governo neozelandese: aspettando l’offerta per tornare a Auckland), un circuito uguale al SailGP (sic!). Dalton ormai fuori controllo persegue la distruzione dell’Auld Mug 1851. Chi puo’ fermarlo?
Maglietta azzurra della Coppa numero 37, collo taurino, occhi che fiammeggiano tra le rughe incartapecorite dagli oceani, il generale Grant Dalton sembrerebbe ancora un marinaio di quelli veri. Ma a sentirlo parlare esce fuori il nuovo Grant: manager col pelo sullo stomaco pronto a tutto per monetizzare e spremere il massimo dal “suo” prodotto: l’America’s Cup. Suo?
Nell’intervista di cui pubblichiamo ampi stralci, il capo di Team New Zealand e quindi tenutario del Trofeo più antico dello sport per conto del Royal New Zealand Yacht Club, dimenticando che il Deed of Gift assegna il potere decisionale sul formato della regata al vincitore (e con la 37 AC in corso, un vincitore ci sarà solo a metà ottobre, al massimo oggi c’è un defender), si lancia nella descrizione del disegno (pericoloso) che ha in mente per la prossima edizione. Dando di fatto quasi scontata la vittoria di Taihoro nel Match che inizierà il 12 ottobre. Un passo senza precedenti, come del resto tante cose fatte da Dalton negli ultimi anni, prima tra tutte spostare la difesa dal paese dello yacht club vittorioso e portarla dal migliore offerente…
Dalton ha esordito annunciando che il primo sfidante eliminato, Orient Express, gli ha chiesto indicazioni sul futuro, per aiutarli a fare piani. E lui ne ha approfittato: “Potremo vedere una Coppa, potenzialmente, nel 2026. Non ci sarà un’attesa lunga”, ha detto Dalton “Una rapida ripresa delle regate e alcune certezze sono considerate importanti per i team per mantenere sponsor e personale e acquisire esperienza sulle barche AC75”. E si spinge a descrivere la sua visione onirica: “Potremmo vedere le regate iniziare già a gennaio dell’anno prossimo…”
PIU’ REGATE! – “Aumenteremo la frequenza delle regate: tutti i team chiedono più regate”, ha proseguito. “Queste si svolgeranno con le imbarcazioni di classe AC75 Cup, anziché con gli AC40 utilizzati per le regate di preparazione prima della data di lancio della seconda generazione di AC75”.
Domanda sulla sede per il 2026: puo’ tornare in Nuova Zelanda? “Spetterebbe ai politici decidere e fare un’offerta, piuttosto che al team cercare attivamente un accordo. La sede della Coppa è aperta, con Barcellona che non ha una prelazione per presentare un’offerta. Non abbiamo ricevuto alcun approccio diretto dalla Nuova Zelanda a questo punto e speriamo che ciò accada prima o poi”, ha detto Dalton, riportandoci al balletto di due anni fa in cui chiedeva più soldi al suo Governo, e chiarendo come sia necessaria una proposta commerciale affinché la Nuova Zelanda ospiti una regata preliminare o la Coppa stessa.
Su questo terreno il Dalton-pensiero si chiarisce in una botta finale che non ammette interpretazioni: “A differenza del SailGP, non siamo finanziati da miliardari. Dobbiamo produrre i soldi da soli, dagli sponsor e dalle città. Qui non c’è Babbo Natale”, ha detto a Stuff.
Il generale Grant mette sullo stesso piano America’s Cup e SailGP! Ecco svelata finalmente la verità e l’impostazione di fondo, il bug del boss. Regatiamo tutti gli anni in giro per il mondo facendo soldi. Il piano perfetto per chiudere l’interruttore della leggenda, svilire il Trofeo dei 173 anni a Grand Prix…
La quota pagata da Barcellona per ospitare l’evento non è mai stata confermata, anche se i media locali hanno riportato una cifra di 70 milioni di euro per il 2024. Dalton ha visto il merito nel coinvolgimento del settore privato in una candidatura: a Barcellona famiglie importanti, alcune delle quali erano dietro la candidatura vincente della città per le Olimpiadi del 1992, sono state coinvolte nell’assicurarsi la Coppa. La Nuova Zelanda come risponde? E’ abbastanza svilente vedere un grande uomo di mare e di sport trasformato in questuante miliardario.
TAGLIARE IL BUDGET DEI TEAM – Sarebbe iniziato un piano per creare limiti di budget complessivi per i team, cosa che non era accaduta in altri sport, dove i limiti erano parziali, come per gli stipendi. Team New Zealand ha sempre insistito sul fatto di non aver mai avuto i budget più grandi nelle campagne di Coppa, perché sovvenzionata dal Governo e non da tycoon privati. Ciò non gli ha impedito di diventare il dream team della vela mondiale.
“Il budget di Alinghi è astronomico. Non è la nostra cifra, perché siamo solo Team New Zealand, e non dovrebbe essere neanche la loro, perché è semplicemente stupido”, ha detto Dalton. “È un numero controllabile o realistico in senso europeo”, ha detto.
“Un limite ai budget potrebbe aiutare i team a lavorare con più collaborazione, ad esempio. Se vuoi passare a un ciclo breve e avere più team, devi collaborare con qualcuno”. Gli accordi potrebbero assomigliare al pacchetto di tecnologia e design che Orient Express ha acquistato da Team New Zealand come un modo rapido e meno costoso per entrare” (Con altre fatture emesse da Grant, ndr).
LE BARCHE? QUASI ONE DESIGN – Il monoscafo con foil AC75 continuerebbe nella terza generazione, qualcosa che il co-fondatore di Orient Express Stephan Kandler sarebbe ansioso di ottenere. Ma ci saranno dei cambiamenti, avvisa il generale Grant: “Si passerebbe a un livello superiore di one-design (componenti comuni) col risultato: (a) di fermare le spese folli di progettazione e costruzione, (b) di controllare i costi, e (c) di muoversi più velocemente”. Il processo di assimilazione della Coppa al SailGP è servito.
“Penso che si stia vedendo, ad esempio, che lo scafo non gioca un ruolo significativo nell’esito della gara”, argomenta Dalton, “Voglio dire, sono pochi secondi qua e là, ma non è un fattore importante: molte altre parti della barca sono più importanti dello scafo”.
WOMEN E YOUTH (“NON IMPORREMO MAI UNA DONNA SU UN AC75”) – Dalton vuole continuare le regate femminili e giovanili utilizzando la flotta esistente di monoscafi foiling di classe AC40 più piccoli. “Non imporremmo mai una donna sull’AC75, mai. Ma, per essere fedeli alla continuazione del percorso, continueremmo ad avere un sottoinsieme femminile della regata”, ha affermato.
CHALLENGER OF RECORD – Il difensore non decide da solo, deve esserci un accordo con un team rappresentativo, chiamato Challenger of Record, in questo caso gli inglesi. “A questo punto, saremmo sicuramente favorevoli ai britannici come Challenger of Record. Se ci favoriranno o meno è un altro discorso, ma credo che lo faranno”, ha affermato Dalton. “Penso che abbiamo un rapporto molto buono, eccezionalmente buono, condividiamo opinioni simili”.
Dice l’articolista che Dalton ha ripetutamente sottolineato come tutto quanto sopra dipende dal fatto che il suo team mantenga il trofeo. E si ricorda come la cosa più vicina a fare piani prima della fine di un ciclo di Coppa si è verificata quando Oracle Team USA (il difensore), decise di andare alle Bermuda nel 2017. Sappiamo tutti che quella fu la peggiore edizione della Coppa America.
Un accordo di massima sulla nuova direzione dovrebbe essere raggiunto rapidamente, se il Team New Zealand dovesse vincere di nuovo la Coppa, una terza volta di fila, a ottobre, a causa del desiderio di tornare alle regate entro la fine di gennaio 2025. Due mesi dopo il Match di Barcellona! Neanche il tempo di aggiornare i libri di storia. Una lucida follia. Bisogna fermare Grant. E possibilmente anche Ben (suo sodale). Non sarà facile, e per l’Auld Mug si avvicinano nuvole scure all’orizzonte.