L’ANALISI DI MIKI CERQUETTI – Il wing foil è uno sport ibrido che raccoglie e ruba da altre discipline che si sono evolute nel corso degli anni, il concetto base è che la vela eolica è totalmente scollegata dalla tavola e l’atleta fa da collegamento come nel kite. Parla il waterman Francesco Capuzzo

di Miki Galifi Cerquetti

Una nostalgica premessa… Il titolo mondiale di Renna giovane su una tavola foil (esiste un Renna anziano con cui regatavo una 40ina di anni fa!) sicuramente stuzzica la curiosità per questo incredibile mondo foil e soprattutto la curiosità intorno alla nuova disciplina del wing foil.

Quando regatavo con Renna padre il massimo della tecnologia era comprare il miglior compensato marino e farsi la deriva di legno in casa, si poteva giusto ragionare sul tipo di coppale. C’erano dei tentativi di riprodurre nella vela e nel windsurf delle strutture tipo aliscafo ma il materiale utilizzato era l’alluminio, con la creazione di “ali” pesanti e poco profilate, scomodissime.

Era anche il periodo in cui la progressiva evoluzione del windsurf e l’aumento della velocità si scontrava con le conoscenze idrodinamiche e c’era il devastante fenomeno dello “spin out”, la pinna cavitava e la tavola, lanciata a piena velocità, si piantava di colpo… Adesso i ragazzi regatano abitualmente sul filo dei 30 nodi.

Anna Ingrosso in azione

Piano piano negli ultimi ultimi anni la capacità tecnologica di creare strutture alari leggere e residenti con tasso di deformazione controllato e la scienza delle fibre in carbonio ha permesso alla tecnologia foil (foil è una lamina sottile) di creare strutture in grado di “volare” dentro l’acqua riducendo in maniera drastica la superficie bagnata, anzi più aumenta la velocità più il mezzo si solleva e acquista stabilità alare.

Ecco quindi la nuova vela e non solo… Coppa America insegna ma anche in altura le prestazioni degli Imoca hanno sbalordito il mondo. Nelle derive il Moth ha fatto scuola. Gli esempi si moltiplicano.

BORN IN HAWAII – Nel mondo delle tavole la sperimentazione alle Hawaii ha spinto (queste isole sempre una incredibile palestra di genialità sportiva basta ricordare Hobie Alter), grazie a Kay Lenny, sulla applicazione del piantone foil sulle tavole da surf, sia per surfare le onde che per lunghe navigazioni spinti dal vento in scaduta di poppa con infinite planate sull’onda.

Nel surf, inoltre, la possibilità di pompare con le gambe su tavola e piantone crea un effetto manta, la tavola naviga praticamente da sola, permettendo agli atleti di non essere costretti a pagaiare con le mani in session di onda infinite. Questa tecnica di pompaggio ha introdotto persino la tecnica “dock start” in cui l’atleta naviga solo con la forza delle gambe. Dock perché il primo slancio si fa su una banchina.

Il kitesurf ha subito sposato il foil con la possibilità di performance stupefacenti con vento inesistente anche qui le regate sono diventate motociclistiche, velocissime.

Ma torniamo indietro nel tempo. Negli anni ‘80 sulla scia della rivoluzione del windsurf sempre gli americani proposero una vela wing senza albero e senza connessione alla tavola che permetteva una totale libertà propulsiva in ogni direzione. Nelle tempeste del Gorge questi campioni si esibivano in voli incredibili. Una vela libera non vincolata alla tavola da una connessione permette anche un assetto orizzontale, come una vera e propria ala di aeroplano. All’epoca l’idea venne abbandonata perché richiedeva moltissimo vento e l’ala rigida non galleggiava bene in acqua, infatti veniva usata soprattutto per le performance sul ghiaccio.

L’idea di accoppiare la vecchia ala wing rigida ai moderni sistemi di costruzione dei gonfiabili è di due anziani campioni: Logosz ma soprattutto Ken Winner “the toymaker”. E qui torniamo ancora alle mitiche regate windsurfer con Renna padre e Winner sullo stesso campo di regata 40 anni fa! A questo punto l’unione tra la tavola foiling e l’ala libera wing ha fatto nascere una nuova disciplina che sta diffondendosi in maniera vertiginosa, come abbiamo avuto già modo di raccontare su Saily: il wing foil!

SPORT IBRIDO – Il wing foil è uno sport ibrido che raccoglie e ruba da altre discipline che si sono evolute nel corso degli anni, il concetto base è che la vela eolica è totalmente scollegata dalla tavola e l’atleta fa da collegamento come nel kite. A differenza del kite non ci sono i cavi e il booster propulsivo è il pompaggio dell’ala in aria con le braccia e del piantone in aqua con le gambe.

Nel momento in cui la tavola si scolla dall’acqua il tiro della vela diventa molto più leggero. 

A differenza del windsurf l’ala è sventabile sul piano orizzontale e galleggia, con il vantaggio di poter surfare le onde con molta libertà e sventare senza avere spostamento di centro velico. Il wing gonfiabile, a differenza del wing rigido offre una importante riserva di galleggiamento utile per la partenza dall’acqua.

Raimondo Gasperini con Ponente 12 nodi al traverso, vola a 25 nodi di punta. Raimondo afferma che la sensazione è molto simile al windsurf, ma basta molto meno vento

LA SENSAZIONE È PARTICOLARISSIMA – Conviene sempre imparare con un istruttore anche perché la tavola didattica è molto più grande di quelle che si usano normalmente. Per chi viene dal windsurf l’apprendimento è veramente semplice. La fase più difficile è la partenza, il passaggio dalla posizione in ginocchio a quella in piedi. Requisito importante: vento e acqua piatta per evitare inutili battaglie estenuanti. Ma l’ala wing può anche essere usata su tavole sup e windsurf, anzi in una fase di apprendimento forse è il sistema più semplice. Ci sono persino brand che propongono tavole combo multiuso anche se l’orientamento del mercato è più specifico e specializzato.

Il wing foil rispetto al windsurf non ha nè albero nè boma, le tavole utilizzate sono più piccole anche se negli ultimi mesi si stanno proponendo le tavole da sup foiling strette e lunghe con linee d’acqua più filanti che consentono di avere lo spunto di “stacco” con venti veramente risibili. Quindi una tavola da sup foiling può anche essere usata per il wing foiling, nel primo caso si usa la pagaia, poi se alza vento si passa all’ala. Ci sono persino appassionati che fanno la bolina con l’ala poi smontano tutto e si lanciano in un downwind con pagaia! Insomma un panorama quasi infinito di gioco. Il surf foiling permette di surfare le onde prima e di mantenere la planata sull’onda per un tempo illimitato.

Altra moda è il tow surf dove con motorizzazioni relative lo spunto di partenza del foil viene dato a motore (tipo sci nautico). Un’altra trovata è un motore elettrico che può essere collegato al piantone sempre per dare questo famoso stacco e fare surf con meno fatica. 

IL WATERMAN FRANCESCO CAPUZZO – Ritornando al wing foiling sembra chiaro che si sta creando una corrente freeride con tavole lunghe e un’altra freestyle dove gli atleti fanno salti ed evoluzioni. L’Italia ha vinto il titolo race con il fantastico waterman Francesco Capuzzo, che dice: “Si è racing slalom solo che il bordo di poppa fa fatto senza ala solo pompando con le gambe sulla tavola. È proibito usare l’ala. Molto divertente!”

C’è in giro sentore olimpico? “Pare di si… del resto questa tecnica di gara consentirebbe di favorire la parte atletica a dispetto di quella tecnica legata all’attrezzatura. Vedremo!”

Consigli? “Per iniziare, scuola! Si perde meno tempo si spende di meno soprattutto sulla fase iniziale che richiede attrezzature più grandi che vengono veramente usate poco. Poi è un mercato molto complesso: il consiglio di un esperto o del negoziante di fiducia è prezioso. La regola dell’acquisto tavola è 10 litri superiore al peso ma in fase iniziale serve più volume, anche se solo per le primissime uscite.”

Le gare? “La classe velica kite ha immediatamente inserito il wing (qualcosa è nell’aria ndr) ci sono gare di coppa italia insomma provare per giocare!”

Newsletter Saily