Jeddah Preliminary, il termometro dei team per la Coppa Saudita

VIDEO – ANALISI RAGIONATA DEI 6 EQUIPAGGI, DAL DEFENDER AGLI SFIDANTI – Chi ha puntato sui mini-prototipi, chi ha lavorato solo sugli AC40, come sta Luna Rossa Prada Pirelli: strategie, uomini e mezzi a 10 mesi dall’America’s Cup. Quella vera

LE PROVE LIBERE – Tanto per non perdere il vizio di scimmiottare la Formula 1 automobilistica (riuscite a immaginare uno sport più diametralmente lontano dalla vela?), sono arrivate anche le “prove libere”, che il Comitato di Regata dell’America’s Cup Preliminary Regatta di Jeddah, presented by NEOM (la megalopoli del futuro che sta sorgendo tra mare e deserto), ha fatto svolgere come test per tutti. Una solida brezza di 13-15 nodi, cielo azzurro, 32 gradi di caldo e un po’ di onda, situazione ottimale.

“Non vincere mai la practice race” è il solito mantra dei velisti, ma guardando la flotta di AC40 che martellava sul Mar Rosso in queste condizioni, ci si chiede: cosa c’è davvero ancora di vela? Sono accadute cose automobilistiche: Orient Express si è rovesciato (rimorchiato a terra), quasi tutti hanno ingavonato almeno una volta immergendo la prua nel blu del Mar Rosso. Iain Murray e il suo team del Comitato di Regata hanno fatto un ottimo lavoro con percorsi perfetti e posizioni corrette delle boe a guida autonoma. Sono state prove per la gestione complessiva della regata, ma sembravano molto di più. Si è notato un miglioramento della tecnica da parte di tutti i team, ciascuno ha mostrato lampi di velocità massima. Il bordo a destra, che inizialmente sembrava favorito, si è rivelato traditore: chi arrivava da sinistra alla fine se cavava meglio. La costa è vicina e influisce, i velisti la stanno studiando. Tutti insomma hanno fatto del loro meglio. Ecco le osservazioni “preliminari del preliminare”, team per team.

EMIRATES TEAM NEW ZEALAND – L’AC40 l’hanno disegnato loro, lo hanno usato come piattaforma per il prossimo AC75 che dovrà difendere la Coppa, logico che siano sempre e comunque i favoriti. Il dream team velico planetario è però un po’ scombussolato dai terremoti imposti a questo ciclo di Coppa dal loro gran capo Grant Dalton. Via da Auckland, scelta di Barcellona, poi le diatribe sui Preliminary, Cagliari si-Cagliari no, alla fine Vilanova e la Geltrù, poi addirittura Arabia Saudita… Peter Burling, Nathan Outteridge, Glenn Ashby (a sua volta tutto l’anno scorso assorbitissimo dal record di velocità a vento su terra: quanto è servito, e a cosa?), Blair Tuke, sono sempre una super-band, e i progettisti kiwi hanno saputo sempre capire meglio di tutti da che parte andare. Sarà così anche nel 2024? L’interrogativo resta aperto.

Per quanto riguarda i Preliminary: deludenti a Vilanova, non irresistibili nelle practice a Jeddah, nonostante le tante ore sull’AC40 Peter e Nathan non sembrano completamente a fuoco. Ma occhio: hanno cinque medaglie olimpiche in due…

INEOS BRITANNIA – Il Challenger of Record inglese, l’ennesima “fatica” di Sir Ben Ainslie, finora si è notata per gli scivoloni più che per qualche ganzata. Come Luna Rossa Prada Pirelli, hanno scelto per il LEQ12, il mini-prototipo di AC75 in scala a 40 piedi. Quello loro ha sorpreso tutti, come già accadde con il primo “fagiolone” nel 2020, poi smentito da barca 2 radicalmente diversa, e alla fine umiliata 7-1 da Luna Rossa nella finale di Prada Cup. Insomma il mega team iper-foraggiato da Jim Ratcliffe, forse il più ricco del giro, per riportare la brocca nel Solent, non offre particolari spunti di ammirazione o almeno ottimismo ai sudditi del Re. Anche il team velico, per quanto affidato a tanti ori olimpici sul collo di Ainslie e Giles Scott, non sembra una corazzata.

Preliminary: a Vilanova hanno fatto una figuraccia, sul Mar Rosso dovranno per forza rifarsi.

LUNA ROSSA PRADA PIRELLI – Il team dei team, la squadra-famiglia, la neverending story di Coppa America: Patrizio Bertelli ha reso endemica la sfida, ormai è difficile immaginare una America’s Cup senza Luna Rossa. Una continuità e perseveranza che ha portato a due risultati massimi: la vittoria della Louis Vuitton Cup nel 2000 (alla prima sfida, poi sconfitta per la Coppa da Team New Zealand 5-0) e della Prada Cup nel 2021 (all’ultima sfida prima dell’attuale, poi sconfitta per la Coppa con Emirates Team New Zealand 7-3). In mezzo tante avventure costose, con tanti ritorni di immagine e pochi risultati.

Per questa 37AC la base di Cagliari ha partorito la strategia del LEQ12, il barchino “Arlecchino” o camouflage bianco-rosso-nero, forse la vela più fotografata di sempre, come base per studiare il futuro AC75 da varare tra aprile e giugno prossimo e col quale stupire il mondo, e magari vincere la Coppa una volta per tutte. Il tempo dirà se la strategia è stata giusta e se i cervelli lunari hanno avuto le intuizioni giuste. I prossimi AC75 saranno tutti piuttosto simili e vicini e le differenze saranno minime, forse (speriamo) tornerà a contare l’aspetto umano, la qualità dei velisti.

Preliminary: avendo usato poco il loro AC40, LRPP non ha fatto una bella figura a Vilanova. Max Sirena ha cambiato tutto per Jeddah convocando due timonieri dalla panchina, così vedremo all’opera la nostra medaglia d’oro olimpica (incrociate pure le dita, ma per quando si correrà la Coppa a settembre 2024, le medaglie potrebbero essere due) e il giovanissimo dal futuro annunciato. Luna Rossa e Mar Rosso, funzionerà.

NYYC AMERICAN MAGIC – Hanno anteposto New York Yacht Club al nome del team, e questa sembra la vera magia: il club più glorioso e vincente nella storia della Coppa, lei e lui entrati nella leggenda per 131 anni di invincibilità. Un paio di miliardari soci del NYYC si sono messi in testa di riportare il Trofeo a Manhattan, senza badare a spese. American Magic alla sua seconda sfida, dopo le vicissitudini di Auckland 2021 (la scuffia, il rischio, il quasi affondamento e il danno gravissimo, poi il clamoroso recupero ma la sconfitta in semifinale con Luna Rossa) pare una organizzazione oliata, perfetta, corposa, persino cattiva. Therry Hutchinson ha messo a bordo un asso come Tom Slingsby, tra i pochi a poter fare davvero la differenza. Sono tra i più allenati con barca grande (il vecchio AC75), eppure hanno vinto il Preliminary di Vilanova.

Preliminary a Jeddah: per confermarsi, ma anche per nascondersi. Arriva un punto in cui un team di Coppa non deve mostrarsi troppo forte, distrarre gli avversari, portarli a guardare altrove.

ALINGHI RED BULL RACING – Ernesto Bertarelli non è uno qualunque, ha vinto l’America’s Cup nel 2003 al primo colpo, l’ha difesa a Valencia 2007 nell’edizione con più sfide della storia, l’ha persa nel deed-of-gift-match voluto dall’Alta Corte di New York contro Oracle il trimarano alare di Larry Ellison e Russell Coutts, che oggi giocano alla mini-coppa con il sailGP. Ha atteso anni meditando il rientro, ha una squadra con un progetto chiaro e di lunga scadenza, se non Barcellona, la prossima. Velisti solo rigorosamente svizzeri, stavolta, con coach italiano Pietro Sibello che conosce assai bene le “scodate” degli AC75 in virata e strambata. Saranno una mina vagante per tutti.

Preliminary: a Vilanova hanno chiuso penultimi causa avaria, ma sul campo di regata (quelle poche volte che si è corso) hanno alzato spesso la testa e meravigliato un po’ tutti. E sul Mar Rosso sono arrivati una settimana prima degli altri.

ORIENT EXPRESS (FRA) – Gli ultimi arrivati restano l’oggetto misterioso, la sfida ruota intorno a due uomini chiave di K-Challenge, Stephane Kandler e Bruno Dubois. Le “punte” del team velico sono due semi-giovani: Kevin Peponnet (che le medaglie olimpiche le ha nella teca di casa, avendole vinte papà Thierry: 1 oro e 1 bronzo) iridato di 470 nel 2018 e olimpico a Tokyo senza podio; e Quentin Delapierre, anch’egli a Tokyo senza podio (Nacra 17, vedeva da lontano Tita e Banti sfrecciare via), con esperienze di SailGP. Prospetti, francesi, caratterini, ma tutti da costruire, troppe ingavonate dovranno passare perché l’Orient Express faccia paura in Coppa. Il loro AC75 nascerà dal pacchetto base fornito dal defender basato su Te Rehutai vincitore nel 2021.

Preliminary: discorso diverso (e questo la dice lunga sulla lontananza di queste regate preliminari dal ciclo della 37 America’s Cup vera e propria), a Vilanova hanno regatato senza aspettative e chiuso terzi assoluti dietro USA e kiwi. Nelle regatine tipo grand prix i francesini spingono il piede e possono fare la loro figura. Che per una prima sfida è già un risultato.

VIDEO: LE PRACTICE RACE DI MERCOLEDI 29, ULTIME PROVE PRIMA DELLE REGATE VERE

Le regate saranno visibili sulle tv italiane (Mediaset in chiaro, Canale 20, e SKY Sport per gli abbonati) e soprattutto su Youtube e quindi qui su Saily, dove saremo tra amici.

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