
INTERVISTA AL PIU’ GIOVANE SEGRETARIO GENERALE DELLA STORIA FIV – Livornese, famiglia sportiva, il mare dentro, grandi maestri e guide, la fortuna di essere in un’età d’oro della vela azzurra, la difficoltà di gestire rapporti con più istituzioni dello sport, il territorio, le Academy, il futuro. “Questo è uno sport di grandi passioni, la Federvela deve essere l’interfaccia per tutte”
Entrato da giovanissimo avvocato e subito salito al sedicesimo piano della Corte Lambruschini, la sede della Federazione Italiana Vela, ha trovato sulla strada maestri e riferimenti di un periodo di grandi cambiamenti nella struttura dell’Ente e del mondo sportivo in generale. Due segretari generali che lo hanno preceduto nel ruolo (Antonio Micillo e Gianni Storti), tre presidenti di spessore e peculiarità (Sergio Gaibisso, Carlo Croce e l’attuale Francesco Ettorre), la squadra del personale degli uffici FIV e il suo naturale turnover nel tempo: background nel quale Alberto Volandri ha saputo crescere e che si puo’ ritrovare in tanti elementi nel suo nuovo ufficio, l’ultima stanza a destra nel lungo corridoio che porta alla grande sala Consiglio e allo studio presidenziale all’estrema prua, verso il mare.
Un tavolo ingombro di carte è l’immagine di ogni segretario generale, non è un clichè e nessuno è mai sfuggito, a memoria: Baracco, Tirinnanzi, Micillo, Storti, adesso lui. Burocrazia, normative, gestione del personale e dell’amministrazione, rapporti tra uffici e incarichi elettivi, sport e politica, tra il tran-tran quotidiano e i picchi di impegni, stress, emergenze. Nel caso di questo giovane livornese, il tutto fatto con una forma evoluta di leggerezza e la tendenza a far prevalere su tutto, possibilmente, un sorriso.
Come si diventa il più giovane Segretario Generale FIV della storia. Quando hai cominciato, e qual è stato il tuo primo giorno qui in Federvela?
La prima volta che sono entrato in Federazione era un venerdì pomeriggio di una quindicina di anni fa. Sono entrato in questa grande sede semi deserta per un colloquio con l’allora Segretario Generale Antonio Micillo, in vista di uno stage. Ero da poco laureato in giurisprudenza, con un master in diritto sportivo e come primo compito qui in Federazione mi toccò un grande lavoro di studio delle carte federali, lo storico, i contenziosi, passando poi agli Statuti delle Associazioni di Classe. Così, gradualmente, ho trovato la mia la mia collocazione: occuparmi delle carte federali anche da un punto di vista giuridico.
Quindi eri esattamente dove volevi essere…
Si, ho sempre voluto lavorare nello sport, prendendo comunque l’abilitazione da avvocato, perché poteva comunque essere utile.
…tu stesso sei stato uno sportivo…
Ho praticato Judo a livello agonistico sino alle giovanili, poi Calcio e Nuoto e Sci abbandonando con l’inizio dell’Università la partica agonistiche per dedicarmi agli studi. Ma ciò che non mi è mai mancato sono state la determinazione e la componente competitiva. Vengo da una famiglia di sportivi, mio cugino è direttore tecnico della Federazione Tennis e capitano non giocatore della Coppa Davis.
E da livornese hai avuto sempre un rapporto di stretta vicinanza col mare.
Il mare per me è un elemento imprescindibile, fa parte di me, non ho praticato sport di mare, ma bagni, canoa, immersioni, ho sempre bisogno di sapere che l’elemento salmastro sia lì, vicino a me.
Dopo il primo periodo con le carte federali, come è arrivato il momento nel quale sei entrato pienamente nei meccanismi federali?
Lo switch c’è stato con il Segretario Generale Gianni Storti, praticamente il mio padre putativo, mi ha insegnato tanto, si è speso tanto per farmi capire, facendo comunque in modo che la sua esperienza trasversale in diverse federazioni olimpiche non pesasse… E poi l’attuale presidente Francesco Ettorre, allora Vicepresidente. È stato proprio il connubio di queste due figure a far si che il mio ruolo crescesse e si definisse. Ettorre ha istituito l’ufficio legale FIV affidandomene la responsabilità, e Storti ha iniziato a formarmi tecnicamente. E’ stato in questo periodo che è cambiato il mio coinvolgimento: non si trattava più solo di un lavoro, ma è diventata una passione, una mission.
Ricordo ancora nel quadriennio in cui ricopriva il ruolo di Vicepresidente tutto il lavoro e il lungo tour che abbiamo fatto in tutte le Zone con il presidente Ettorre sul tema della formazione. Incontrammo all’epoca il 93% degli affiliati tra delegati, presidenti e fu molto intenso. Da quel momento ho iniziato a farmi un’idea, sempre in accordo con la dirigenza federale, di quella che poteva essere la strada da seguire, e dell’obiettivo raggiungibile. Ora che sono qui, ho soprattutto una gran voglia di fare il meglio, vado a sostituire chi mi ha formato, sono a disposizione della persona che ha creduto in me e mi ha valorizzato e sento la responsabilità di rispondere bene alle loro aspettative nell’affidarmi questo ruolo.

Quando Gianni Storti ti raccontava delle sue esperienze in altre federazioni, si riusciva a cogliere le peculiarità specifiche e particolari dello sport della Vela, la sua grande varietà tecnica e di contenuti rispetto ad altre discipline sportive?
Assolutamente si, la peculiarità della Vela rispetto ad altre federazioni sportive è stata forse la parte più evidente, è ciò che balza subito agli occhi, la difficoltà e insieme la ricchezza di questo sport nell’avere tante classi e diverse modalità veliche, con le differenze logistiche, la complessità dei ruoli tecnici coinvolti e con gli Ufficiali di regata, la diversificazione all’interno dei comparti tecnici e delle squadre nazionali. Paradossalmente per me, diciamo nato e cresciuto in questa federazione, senza avere esperienze diverse, è stato quasi naturale convivere da subito con la particolarità di questo sport. Sono praticamente cresciuto nelle varietà della vela.
Sei nel tuo studio, sul tavolo ingombro di tante cartelle dei vari dossier federali aperti. Come descriveresti a chi legge questo articolo i punti cardinali del tuo lavoro di segretario generale?
Il lavoro del Segretario Generale di una Federazione sportiva come la Vela consiste nel guardare e muoversi in più direzioni. In primo luogo quella delle squadre, che rappresentano la mission delle nostre attività di vertice, fatta di una condivisione costante con le direzioni tecniche, team manager, responsabili delle performance, con i quali condividere la complessità che la struttura affronta per far si che tutto funzioni.
Poi c’è quella delle Zone e del territorio: la nostra base. I Comitati di Zona che sono riferimento dei rispettivi circoli affiliati e quindi dei tesserati, vanno mantenuti operativi. Quindi quella del lavoro di tutto il team federale improntato alla trasparenza totale degli obiettivi, di tutto quello che bisogna migliorare, su quanto bisogna fare intorno al Consiglio Federale, prima e dopo ogni sua riunione. Senza team non vai da nessuna parte e quando ti senti supportato la soddisfazione è maggiore.
Ci sono storie, momenti, persone che ti sono rimasti impressi?
Sono fortunato perchè sto vivendo un’età d’oro per questo sport, con le vittorie di Ruggero Tita e Caterina Banti fino alla medaglia olimpica, il mondiale di Marta Maggetti, l’argento iridato di Gianluigi Ugolini e Maria Giubilei, i podi o gli ottimi piazzamenti europei di tante atlete e atleti, per non parlare dei giovani. Il 2022 è stato un anno ricco di vittorie, ed esserne insieme testimoni e partecipi è importante. Ma rubo una frase del Presidente Ettorre ai Giochi del Mediterraneo: “…Appena si raggiunge un obiettivo, bisogna voltare pagina e guardare all’obiettivo successivo”. E’ vero, bisogna sempre guardare avanti.
Se guardi avanti, cosa vedi nel futuro?
Vedo questo 2023 anno preolimpico, scandito in estate dalla prima qualifica per le Olimpiadi di Parigi 2024, e quindi tutto il lavoro per arrivare bene e consolidati al prossimo anno olimpico. Ci sarà da mettere in pratica e realizzare i progetti originali e home made della Federazione, riconosciuti da Sport e Salute, come quello dedicato agli “Over 65” e i progetti dedicati ai giovani e alle categorie più deboli, progetti che hanno vinto una gara europea e per i quali c’è stata una prima presentazione alle Zone tramite la conferenza territoriale. Nei prossimi Consigli li andremo ad esplicare e sviluppare in dettaglio, e non sono gli unici progetti promozionali del nostro sport sul territorio.
Quindi selezioni olimpiche, progetti con Sport e Salute, è il Segretario Generale che spiana loro la strada…
Il mio compito è trovare il modo perchè si realizzino al meglio sia da punto di vista economico che logistico.
Quali sono le criticità che hai incontrato e incontri?
Siamo in un momento di grandi cambiamenti, se prima c’era un solo interlocutore, il CONI, mi sono trovato con più interlocutori: Sport e Salute per l’attività di base, il CONI per quel che riguarda l’attività olimpica, il Dipartimento dello Sport finchè c’è stato e oggi il Ministero dello Sport, con il quale abbiamo un ottimo dialogo, come del resto con tutti. Il Ministro Abodi ho avuto modo di incontrarlo e conoscerlo nel suo ruolo di Presidente al Credito Sportivo, apprezzandone la competenza, credo sia stata la miglior soluzione possibile per lo sport italiano. A queste si aggiungono anche altre realtà come il CIP, il Comitato Paralimpico.
Ci sono poi due nostre nuove realtà rappresentate dalle Academy, che non rappresentano una criticità ma che necessitano di essere sviluppate e seguite al meglio, alle quali teniamo tantissimo, a partire da quella di Luna Rossa (la Foil Academy, ndr) che ci offre l’occasione per promuovere il mondo del foiling che è sempre più un richiamo per i giovani, fino all’ultima nata, ma non meno importante, che è la Para Sailing Academy, che inizierà a girare il territorio, stiamo mettendo a punto tutti gli aspetti logistici e abbiamo già un vasto bacino di utenza. E’ un tema che mi tocca profondamente.

Una ultima domanda al “cuore” del manager, quali sono i valori dello sport e del nostro sport in particolare…
Il valore che spicca in questo sport è un attaccamento incredibile all’attività, da quella dell’Optimist all’altura, una grande passione e voglia di esserci e partecipare, un’attività quella della vela che richiede impegno e sacrifici economici, fisici, di tempo. Penso a tutti quei genitori dell’Optimist e delle classi giovanili che affidano i propri figli anche con il freddo ai nostri istruttori, alle strutture sacrificando spesso il proprio tempo libero. La Federazione è il primo soggetto di riferimento e dobbiamo essere più vicini possibile, pronti a rispondere e a cogliere le loro esigenze, siamo la prima interfaccia di quella passione.
E’ una Federazione che sta crescendo anche a livello internazionale…
E’ verissimo, il posizionamento italiano è cambiato e cresciuto moltissimo, siamo presenti capillarmente in tutte le commissioni delle federvela internazionale, siamo stati premiati dalla presenza del presidente mondiale Quanhai Li al nostro campionato delle classi olimpiche. Tutto questo grazie anche ad una crescita in termini numerici, siamo passati in pochi anni da centomila a centocinquantamila tesserati e oltre settecento società affiliate: Attualmente siamo in linea con il 2019 con circa centocinquantamila tesserati. Sono dati importanti, ci danno soddisfazione, orgoglio e stimolo a fare sempre meglio.