
2 MILIONI DI ISCRITTI, MEZZO MILIONE DI VISUALIZZAZIONI A BORDO CON GIANCARLO – Poi dice che è difficile comunicare la vela… Forse basta solo farlo diversamente. O parlare i linguaggi delle moderne tribù trasversali. Il navigatore fiorentino (e sua moglie Stefania) lo hanno capito: ed è boom. Cosa ne pensate?
Prima Franesco Sena, il velista e sub che ha iniziato raccontando in video il refitting della barca a vela ricevuta in regalo, poi le sue avventure, emozioni, traversate, sempre coinvolgendo in prima persona, fino a diventare uno dei canali Youtube più seguiti dagli italiani appassionati di vela. Giancarlo Pedote lo ha portato a bordo in ben due traversate oceaniche “di ritorno” da Ovest verso Est, e lui lo ha ricambiato con le storie a puntate, portando a bordo decine di migliaia di sognatori oceanici.
Adesso il Team di Prysmiam Group, e con Giancarlo ci mettiamo anche Stefania Salucci, moglie dello skipper e sua “comunicatrice”, ha fatto un’altra scoperta. Ha preso a bordo uno degli youtuber di maggiore successo in Italia, un autentico fenomeno. Con risultati ancora più strabilianti: visualizzazioni superiori di otto-dieci volte rispetto all’ottimo Sena!
Qui sotto (se non l’avete visto) il video di Jakidale. Ma chi è Jaki? “Faccio cose, racconto quello che faccio”, dice solo nelle informazioni sulla sua pagina. Ma è impossibile nascondersi alla rete: si chiama Jacopo D’Alesio, 23 anni, lombardo, “tecnicamente ancora iscritto” a Ingegneria Informatica al Politecnico di Milano. Una curiosità sconfinata e soprattutto l’irrefrenabile impulso di raccontarla a tutti.
Ha iniziato per caso: “Sono quasi dieci anni che faccio video su YouTube. Facevo video delle cose che costruivo con i Lego ed il motivo era molto semplice: avevo pochi pezzi e volevo costruire tante cose. Per costruire qualcosa di nuovo dovevo smontare ciò che avevo creato e ricominciare per fare altro quindi il video mi serviva per renderlo immortale.
Mi è piaciuto il processo e poi la situazione è sfuggita di mano. Poi sono passato a fare videogiochi, ero proprio nerd. Era ancora quel tempo in cui fare video ti etichettava e alle superiori l’ho vissuta questa cosa. Cinque anni dopo tutti amici…“, ha raccontato Jacopo nel corso di un podcast con Fedez.
Prima costruiva cose (molti droni, ma anche robot). Poi scartava pacchi di ogni dimensione, il celebre unboxing. Poi ha iniziato a viaggiare, incontrare, fare esperienze le più disparate, senza una logica apparente (o forse proprio con la logica di non averne). Gite a New York (la preferita, vista da dentro, con qualche rischio), Dublino, Parigi (a “riprenderci la Gioconda”), deserto australiano, tanta Africa (dalle baraccopoli di Nairobi a una base spaziale segreta), Arabia, incursioni in una centrale nucleare, voli con un paracadutista (sponsorizzato), simulatori, auto da corsa, camminate sui carboni ardenti, esperimenti, esperienze di ogni tipo. Impossibile raccontarle tutte.
Ha detto in una intervista all’Eco di Bergamo: “Sono consapevole di avere un impatto positivo sulle persone, se dò messaggi positivi. So che arrivo solo fino a un certo punto, ma so che posso condizionare chi mi segue, perché posso parlare con loro e sono centinaia di migliaia di persone.
“Non voglio fare lo youtuber per tutta la vita. O meglio, lo farò sempre perché mi piace e mi piace raccontarmi, ma già adesso sto iniziando a portare nei video altre storie e altre esperienze oltre alla mia e vorrei sviluppare alcuni progetti personali che sono nati in questi anni. Siamo in un periodo di infinite d’opportunità, ma anche infinite possibilità di fare danni, perciò ammetto che sono alla ricerca di un obiettivo e sto esplorando. In fondo, non so fare niente molto bene, ma so raccontare le cose.”
JAKIDALE E LA VELA – Ed è bello che, un giorno, Jaki abbia avuto l’opportunità di salire sulla barca a vela di un navigatore italiano del nostro tempo, vivere e raccontare a modo suo l’esperienza, la vita a bordo, il marinaio, le curiosità di tutti. Oltre mezzo milione di visualizzazioni, ovviamente in crescita. Numeri impensabili per la vela. Chiedete a Rai e Sky, quanta fatica anche per Luna Rossa…
Cosa vuol dire? Che lui è bravo perchè semplicemente se stesso, senza tanti fronzoli, lavora sodo (non è banale come produce e post-produce), ed è un esempio di piattaforma, è un medium, un mezzo di comunicazione per veicolare storie (“oltre alle sue”). Ad esempio portare, per una volta, il nostro ristretto ambito della vela fuori dai suoi pur rispettabili confini (di comunità, club, terminologie, etichette, riti, guru e divinità), a farsi guardare da un pubblico nuovo, ignaro, mediamente giovane, orizzontale rispetto alle specializzazioni. Con quali risultati, lo dirà il futuro. Ma è un esperimento che merita complimenti e riflessioni.
Molto interessante
Molto interessante
Iniziaitva interessante, la comunicazione oggi passa anche da questi nuovi mezzi. Grazie Saily, sempre sul pezzo!
Jaki e’ uno storyteller appassionato e coinvolgente, e usa alla grande i tools tecnologici e i palcoscenici globali. Risultato: vaste platee. Per chi e’ abituato alla nicchia velica, una manna. Tutto cio’ che contribuisce alla conoscenza velica e’ un passo avanti. A noi il compito di prolungare la planata, dare continuita’ a questi boom mediatici, renderli meno episodici e piu’ frequenti, magari strutturali… Perche’ la vela fa bene a tutti!