
UNA CHIACCHIERATA COL NAVIGATORE, LA REGATA AL MICROSCOPIO – La ferita alla fronte che avrebbe richiesto dei punti, risolta con… la colla. La vita a bordo di queste barche: animalesca. I momenti chiave, l’importanza del morale. E il futuro, con le regate 2023 in coppia o in equipaggio: cosa significa
Torniamo sulla Route du Rhum di Alberto Bona con IBSA, un ottavo posto che sa più di conferma che di sorpresa. La conferma che Alberto è un navigatore maturo, combattivo e capace di competere con i migliori della Class40.
“Il bilancio è molto positivo” ha dichiarato lo skipper torinese. “Siamo molto contenti del risultato che siamo riusciti a strappare nonostante le difficoltà che si sono accumulate. I punti chiave della regata sono due o tre. C’è stato il passaggio del secondo fronte quando mi sono fatto male e ho dovuto curarmi.”

LA FERITA – “Ero molto contento di come avevo passato questo fronte”, racconta Alberto. “L’ho attraversato e ho fatto la virata dove volevo, ero in buona posizione. E’ in questo fronte che due barche hanno disalberato. La virata dopo il fronte è un momento cruciale perché è il momento più rischioso. Sono riuscito a virare nella calma con venti nodi. Sull’altro bordo, era pronto a iniziare la discesa quando un’onda ha spaccato l’unità del vento in testa d’albero quindi il pilota è impazzito. Ho ripreso la barra del timone per evitare che la barca partisse all’orza quando un’altra onda mi ha scaraventato sulla paratia e ho sbattuto con la testa sul tastierino dell’autopilota…
“Ho dovuto passare la notte sdraiato dentro, sanguinante. Ho chiamato il medico della regata, abbiamo capito che non era grave, mi ha consigliato su come curare la ferita.” Ha usato una colla speciale disponibile nel materiale medico obbligatorio a bordo. “Diciamo che l’incidente non è capitato al momento migliore. Ho perso un po’ di miglia sui primi in questa occasione. E’ stata un po’ una batosta morale oltre che fisica. Non è stato semplice ricostruire la motivazione”.
“L’altro punto chiave” prosegue Bona, “è quando sono riuscito a riagganciare il trio di testa, ero tornato a una ventina di miglia da loro. A questo punto ho fatto un colpo di notte andando più a Sud, sono riuscito a guadagnare miglia. Poi purtroppo gli altri hanno preso una striscia di alisei prima di noi, in dodici ore mi hanno rinfilato dodici miglia. Anche questa è stata una batosta morale. Lì ho capito che la partita con quelli davanti era finita ed è iniziata una nuova fase della regata in cui mi sono concentrato sulla battaglia con Carpentier per il quinto posto.
TRE VOLTE L’ALBERO IN ACQUA – “La battaglia con Antoine è durata fino a tre giorni dall’arrivo quando ho rotto lo spi giusto per le condizioni che avevamo. Gli ultimi tre giorni abbiamo avuto aliseo forte con groppi. Bisognava aver spinnaker un po’ più piccoli di quelli che avevamo. Con lo spi grande in testa, la barca non navigava bene era soprainvelata, e…”
In questa fase con troppa tela a riva, Alberto ha messo tre volte l’albero in acqua. Alla terza ha deciso, giustamente di non rischiare oltre misura. “Ho dovuto accettare la mia posizione. Ho pensato che l’obiettivo del progetto era anche di fare arrivare la barca dall’altra parte dell’oceano e fare vivere l’avventura ai nostri. Non era il caso di compromettere tutto, mi sono messo l’anima in pace.”
VITA DA ANIMALE – “Queste barche sono molto brutali. La vita a bordo è animalesca. Il semplice fatto di dormire, mangiare diventa impossibile. Quando ti sposti a bordo ti devi reggere con entrambe le mani per non cadere o farsi scaraventare. Solo accendere il fornello per riscaldare l’acqua è un’impresa. Infatti ho mangiato pochissimo, eppure avevamo previsto una cambusa di “emergenza”.

Per me era la prima volta che navigavo su questi nuovi Class40 scow, a prua tonda. Chiaramente abbiamo in mente alcune modifiche per rendere IBSA più vivibile. Sono barche straordinarie, molto performanti, ma bisogna preservare anche il pilota. Non mi aspettavo una cosa così violenta anche di poppa. In realtà di poppa si continua a navigare sbandati e dentro a uno shaker. L’illusione è stata credere che arrivare negli alisei avrebbe rappresentato la salvezza…”
Alberto è tornato anche sulle primissime ore della regata, quando IBSA è stato segnalato tra la dozzina di Class40 partiti in anticipo. “E’ stato un errore del comitato. Abbiamo fatto la partenza che volevamo cioè un po’ dietro ma dal lato giusto della linea, sopravvento rispetto alla flotta. E dopo due ore eravamo già nel gruppo di testa.”
“Il momento più emozionante è stato quando si è riaperta la regata per me, nei primi giorni di alisei. Tra l’altro le condizioni erano belle, eravamo vicini all’alta pressione non c’era tanto mare, non c’erano groppi, di notte c’erano le stelle. Lì mi sono veramente divertito anche perché c’era la possibilità di riprendere il match con quelli davanti.”
LA BARCA E IL PROGETTISTA – Bilancio sulle performance di IBSA, nuovissimo Mach5 progetto da Sam Manuard: “Si è confermata super veloce nelle andature in cui sapevamo già di avere un vantaggio, per esempio di bolina larga. Si è visto durante la prima fase della regata, quando si trattava di andare nel fronte su angoli aperti. Credo che siamo stati tra i più veloci insieme con i Lombard in queste condizioni. Dobbiamo lavorare sulle andature portanti per colmare alcuni buchi. L’obiettivo è capire meglio come gestire la barca di poppa e nei laschi con vento forte, quindi lavorare sulle vele, ai diversi angoli. Ho avuto un po’ di difficoltà ad andare forte con mare grosso.”

IL FUTURO – “Entriamo in un’altra fase del progetto, completamente diverso. Tutte le regate della prossima stagione sono in equipaggio o in doppio. Cominceremo con la 600 RORC Caribbean a febbraio poi a marzo la Défi Atlantique, transat di ritorno verso la Bretagna. Non dico che cambiamo sport ma quasi. La lista dei lavori sulla barca è tutta centrata sullo sviluppo del mezzo. Navigherò con co-skipper ed equipaggio che mi aiuteranno a capire meglio la barca per svilupparla ancora. Una cosa è sicura: non siamo al 100% del suo potenziale, c’è ancora tanto da capire, da sviluppare.
“Mi ha impressionato il ritmo che è riuscito a tenere Yoann quando è passato davanti. Il ritmo era già elevato, lui è andato ancora oltre. Chiaro che il binomio Yoann con l’ultimo Class40 di Lombard è stato sopra gli altri, credo che anche l’esperienza abbia contato. Bravissimo anche Ambrogio e tutto il team che in pochissimo tempo è stato performante. Alla fine posso dire che il design delle barche è importante ma la differenza in regata la fa ancora il fattore umano, per fortuna. E’ una parte importante della filosofia che abbiamo con IBSA e con il progetto Sailing Into the Future, Together.”