
SAILY MEDIA PARTNER A MALTA, DAY 1 RICCO (E CONFUSO) – Un tourbillon di temi interessanti e decisivi, molte parole e tanti dubbi sui fatti concreti. Crescita, inclusività, sostenibilità, gender equality, design votato alla velocità – INTERVISTE AI PROTAGONISTI IN ARRIVO SU SAILY TV
Saily.it a Malta in occasione dello Yacht Racing Forum 2022. Il futuro della vela dipende anche da qui e sono state tante le tematiche toccate nella prima lunga giornata di lavori e conferenze. Due, i filoni principali trattati ieri.
SPECIALE YACHT RACING FORUM 2022 SU SAILY, IN COLLABORAZIONE CON:

VELA, CRESCITA ZERO? – Il CEO di Navico Knut Frostad è intervenuto subito e ha introdotto una delle tematiche forse più dolorose di questi anni: perché la vela non sta crescendo? Con vela, in realtà, intendiamo il mondo della nautica. Innanzitutto il problema sta nel tipo di audience cui il mondo della nautica si rivolge, che è una fetta molto ristretta della popolazione mondiale. Se sei un uomo, bianco, tra i 45 ai 60 anni, stai una crema. Già se sei una donna caucasica, non stai così bene. Quindi, tra le domande intonate da Frostad, c’è questa: come possiamo aprire il mondo della nautica veramente a tutti? Questo è necessario per permettere alla vela di sopravvivere e crescere, dice Frostrad. Discorso dell’inclusività a parte, dice Frostrad. Non vi preoccupate, nessuno in sala si è offeso.
INCLUSIVITA’ VERA E DI FACCIATA – Di inclusività, a dire il vero, si è parlato, ma forse non abbastanza. Nel mondo della vela abbiamo un grande problema con l’inclusività, siamo uno degli sport più indietro in questo campo. Ci presentano statistiche, ci parlano di numeri, di vendere questa visione, questo progetto volto ad includere tutto, ma di fatto non abbiamo ancora delle soluzioni concrete. Lezione da imparare e riflessioni da fare, dentro e fuori il Forum. Siamo stati al simposio sul design e sulla tecnologia, illuminante ed innovativo. Ci si è posti un problema, “come possiamo andare più veloci”, si è studiato, si è fallito, eppure le soluzioni si stanno trovando. In questa coppa le vele non avranno il boma, i foil avranno una dimensione leggermente diversa. Tanti approfondimenti, spesso per (molto) addetti ai lavori. Siamo usciti dal simposio sapendo che le menti dietro a questi incredibili sviluppi si sono poste un problema e le soluzioni piano piano si sono trovate.
C’è poi la grande incognita sulla sostenibilità e su come possiamo contribuire a rendere la vela uno sport più green-friendly. Le soluzioni, quantomeno, stanno crescendo piano piano e si stanno prendendo vari provvedimenti a riguardo. Ci siamo resi conto che il pianeta è al collasso e che dobbiamo fare un passo in avanti prima che sia troppo tardi. Siamo uno sport che si muove grazie al vento e alle onde e se navigassimo solo grazie agli elementi che Madre Natura ci offre, non potremmo essere uno sport più ecologico e comunque stiamo progettando motori elettrici, stiamo usando boe dotate di gps e stiamo cercando nuove vie per riciclare i materiali di cui disponiamo, barche abbandonate comprese.
Abbiamo un problema di gender-equality, ma le soluzioni sono poche, molto poche. Eppure qui allo YRF ci sono donne potenti ed influenti. C’è il Capo della Sostenibilità Alexandra Rickham, c’è Nic Douglas, ci sono le donne che collaborano e che lavorano dietro il Magenta Project, c’è Dee Caffari, che nel 2006 è stata la prima donna a navigare attorno al mondo “al contrario”. Da sola. Victoria Evans detiene il record femminile nella traversata dell’atlantico. Francesca Capodanno, capo comunicazione di Barcolana e che proprio oggi terrà una conferenza sugli ultimi trend in materia di comunicazione e marketing. Non stiamo parlando di segreti e tabù. La vela è uno sport ancora molto maschile e a maggioranza bianca e chi dice il contrario o mente oppure non ne sa abbastanza. “La vela è notoriamente uno sport per ricchi” non è la risposta adatta. I numeri, sono numeri, ci parlano della situazione, ma se lasciati tali non diventano fatti. Eventualmente, qualcosa, piano piano, cambierà. Diceva qualcuno, “se continui a sbattere la testa contro il muro, prima o poi passi dall’altra parte”.
La vela può crescere e avere un futuro brillante, ma deve attraversare un cambiamento profondo che passa dall’innovazione, dalla velocità, dalla sostenibilità, da nuove prospettive per i giovani e dall’inclusività, che non significa solo parità di genere, ma che è un argomento vastissimo e che concerne moltissimi altri ambiti. Bisogna attraversare questo cambiamento radicale e che non sia troppo di facciata, prima che la vela rimanga uno sport appassionante, bellissimo, ma senza futuro. Ed era solo il Day 1…
