VIDEO, CARTOGRAFIA E ANALISI – BECCARIA (2) E BONA (6), CORSA DI TESTA! – I due Class40 nuovi (e azzeccati) sono al livello dei migliori francesi. Sarà volata fino all’arrivo! Che carattere Andrea Fornaro (18), rimonta dopo la sosta tecnica. Risale cinque posizioni anche Giancarlo Pedote (20) tra i grandi Imoca 60. Arrivato l’immenso Francis Joyon. Un altro ritiro. Le due facce della super transatlantica

Dopo il record dei mega trimarani Ultim, e il tragico incidente del motoscafo ribaltato con due vittime all’arrivo del vincitore, che ha duramente colpito l’entourage della regata e il clima di festa per l’impresa che si stava compiendo, la Route du Rhum si volta indietro a vedere cosa fa (e dove sta) il grosso della flotta. E la scopre sull’autostrada degli Alisei, i venti dominanti che ancora resistono al clima impazzito, e soffiano regolari e gagliardi da Est-Nordest-Sudest nella fascia appena a nord dell’Equatore. A che punto siamo.

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RHUM DOUBLE FACE – Molti skipper hanno raccontato di una Rhum divisa in due: prima settimana durissima con tante burrasche e colpi di vento, poi 1-2 giorni di arie leggere per entrare poi negli Alisei. Dove tutto cambia. Alla trattica (e in alcuni casi alla sopravvivenza) si sostituisce la cavalcata, il passo, le linee d’acqua diventano il maggiore alleato dei navigatori.

La notizia a 4-8 giorni dall’arrivo di Imoca e Class40, la notizia è che l’Italia della vela oceanica sta facendo una gran bella figura a questo difficile esame di maturità. Vediamo, e capiamo come prepararci ai prossimi giorni verso il traguardo di Guadalupa.

B&B, CONFERMA E SCOPERTA – Abbiamo due Class40 tra i primissimi, in lotta per la vittoria o il podio di classe. Conferma o scoperta? Di Ambrogio Beccaria parla il curriculum: quanto fatto sui Mini, e il trionfo storico alla Mini Transat, per non parlare delle lunghe stagioni di strisce vincenti con tutti (proprio tutti) i francesoni in fila dietro di lui. Ma il passaggio alla Class40 è delicato, la scelta della barca determinante, non c’è la divisione dei Mini in “Serie” e “Proto”, tutti sono prototipi e le differenze, con la crescita tumultuosa della classe, sono anche grandi tra barca e barca. Dunque niente di scontato.

La strada di Bogi è nota, e noi di Saily l’abbiamo seguita da vicino: barca nuova e tutta italiana, progetto e cantiere, un gruppo di amici e un ruolo centrale del navigatore nelle scelte di design, nonché partecipazione al processo costruttivo. Tanti i rischi connessi a questa strada. Dopo quasi 10 giorni e a una settimana, anche meno, dall’arrivo della Rhum, si puo’ dire che la scommessa di Allagrande Pirelli sia vinta. Bogi è dove deve stare uno come lui, fuoriclasse degli oceani: davanti. Vuol dire che il mezzo che ha a disposizione è giusto, e lui puo’ fare il mestiere che gli riesce benissimo: correre al massimo, non mollare, spingere sull’acceleratore, e studiare i momenti giusti per una virata o una strambata.

All’avvio dell’autostrada Beccaria è secondo. Davanti a lui si è allungato nelle ultime 24 ore Yoann Richomme, che davvero pare volare. Allagrande Pirelli ha avversari vicini alle spalle, deve guardarsi da loro, ma conoscendolo nonn disdegnerà l’attacco al vertice. Ci sarà da divertirsi fino alla fine!

L’altra B è quella di Alberto Bona. Pur senza gli squilli di Bogi, Alberto ha esperienza e talento da vendere, tanta applicazione e il coraggio di una scelta simile: barca nuova. La differenza? La sua IBSA è progettata e costruita in Francia, nella celebre “ocean valley” affacciata sull’Atlantico dove si respira cultura velica d’alto bordo. Lui, come il suo amico Beccaria, ha partecipato attivamente alle fasi realizzative, quella che è uscita è una barca a sua immagine, dove si ha l’impressione che Albi si trovi come a casa sua. E la prestazione ne risente: anche IBSA è stabilmente nel gruppo di testa, anzi con gli alisei sembra aver ingranato una marcia in più. Due italiani giovani lassù. Non accadeva da tempo ed è una gran bella notizia.

E FORNARO… – Anche perché c’è un terzo Class40 italiano che fa immaginare cose interessanti: Andrea Fornaro è 18° dopo lo scalo alle Azzorre per verificare un problema alla chiglia. E’ ripartito all’attacco recuperando e facendo scelte giuste, ispirate. Spremendo il massimo dalla barca che ha sotto mano. Considerando che Fornaro sta costruendo una sistership di Allagrande nello stesso cantiere genovese Sangiorgio Marina, c’è da immaginare un futuro con tre italiani da battere… e non è finita, perché altri si stanno affacciando. La Class40 ha sfondato e noi ci siamo.

DIARIO DI BECCARIA A META’ STRADA – Mantenendosi sin dall’inizio della regata in testa alla flotta dei  Class40, Ambrogio Beccaria è costantemente all’attacco, né le avarie alle vele né quelle ai sensori in testa d’albero hanno interrotto il suo percorso. “Alla Grande – Pirelli”, il suo Class40 disegnato e costruito interamente in Italia, sta tenendo fede al suo nome benaugurante, rivelandosi all’altezza di questa durissima prova chiamata Route du Rhum e posizionandosi al momento in seconda posizione fra i Class40. 

LE MIE PRIME TEMPESTE ATLANTICHE – “Questa prima settimana di Route du Rhum è stata un’enorme sorpresa – commenta Ambrogio Beccaria a bordo di Allagrande Pirelli – Affrontare le tempeste nel mezzo dell’oceano Atlantico è una sfida del tutto nuova per me. Ti senti veramente minuscolo e l’unica cosa che cerchi di fare è uscire il prima possibile da questo inferno. È un modo di navigare abbastanza diverso da come sono abituato: di solito punto a fare rotte all’insegna della velocità, mentre qui è tutto basato sulla sopravvivenza. Ora capisco il mio allenatore quando diceva che il mio obiettivo era arrivare negli alisei con la barca intatta e lo skipper pure.

Sono sorpreso dal razzo che hanno disegnato Gianluca Guelfi e Fabio D’Angeli. La barca, nonostante non sia al 100 % per l’assenza di timone a vento, è velocissima in tutte le andature. La vita a bordo di “Allagrande Pirelli”, invece, può essere migliorata. Sto rimpiangendo alcune scelte fatte da estremista della vela: ho sacrificato il comfort dello skipper, pensando unicamente a posizionare nel migliore dei modi il centro di gravità della barca.

MA ADESSO NERVI SALDI – Se siamo a metà in termini di tempo non lo siamo in termini di piacere di navigare. Le “surfate indiavolate” ci faranno volare solo negli ultimi giorni. Adesso è il momento di tenere duro e rimanere concentrati. Rilassarsi e pensare di essere arrivati sarebbe un errore fatale. Sembra che sarà una seconda fase di regata senza tante sorprese con una rotta abbastanza lineare, ma alla Route du Rhum non c’è nulla di sicuro. Quindi mi dico: nervi saldi e testa limpida che può succedere ancora di tutto!”.

Quella dei Class40 (che da 55 sono rimasti a oggi in 46) è forse la corsa più bella nella Route du Rhum, una regata nella regata: le prime dieci barche hanno navigato a vista e a velocità spesso sorprendenti (Richomme ha fatto registrare punte a 18 nodi).

UNA SFIDA SOSTENIBILE A oggi ho percorso 1613 miglia – conclude Ambrogio Beccaria – un dato importante non soltanto ai fini agonistici, ma perché saranno altrettanti i chilogrammi di plastica che verranno raccolti grazie all’iniziativa More Miles Less Plastic ideata da One Ocean Foundation, di cui sono Ambassador. In questo modo, con la mia Route du Rhum, posso dare un contributo anche in termini di sostenibilità”.

DIARIO ALBERTO BONA: BOLINA DURISSIMA, BARCA OK, E ORA LA REGATA CAMBIA – “È stata una settimana durissima, davvero molto intensa. Una settimana di navigazione di bolina in oceano, con tre perturbazioni molto consistenti, vento e onde che hanno messo a dura prova tutto, me e lo scafo. Le barche sono veramente difficili da vivere nelle condizioni in cui ci siamo trovati: anche spostarsi a bordo può essere pericoloso, e l’ho provato sulla mia fronte, ho rimediato un taglio, per fortuna nulla di grave”.

Con un lungo audio registrato a bordo del Class40 IBSA, oggi Alberto Bona ha ripreso contatto con il mondo: uno dei timonieri meno “mediatici” della Route du Rhum, si è concentrato al massimo sulla regata: “Il mio compito principale è stato quello di portare la barca tutta intera fuori dai tre fronti – racconta – perché qui è come se avessimo due regate, quella che abbiamo disputato la settimana appena conclusa, che era una regata di resistenza, e quella che inizia adesso, mentre cerchiamo la migliore rotta per raggiungere l’arrivo. Sono davvero stanco di andare di bolina, ma so che ci siamo quasi: non appena il vento è sceso ho rimediato a una serie di problemi a bordo, nulla di grave, ora la barca è a posto e posso riprendere a spingere”.

Al rilevamento delle 18 il Class40 IBSA confermava il suo settimo posto, a una settantina di miglia dalla testa della regata: “Non molliamo e ce la metteremo tutta, come al solito”. La prima metà della maratona è passata e al netto della fatica Bona si dice soddisfatto: “la barca va bene”. E questa, per ciò che si è detto sulle scelte strategiche degli skipper e delle loro squadre, è la notizia più bella. Inoltre Bona ha alle spalle un progetto ampio e duraturo grazie a uno sponsor importante, con idee chiarissime.

L’INCIDENTE DI GUADALUPA E LA REAZIONE DEL TEAM IBSA – In un comunicato, il team di Alberto Bona scrive: IBSA è profondamente colpita da quanto accaduto oggi a Guadalupa a margine dell’arrivo del primo classificato alla Route du Rhum, con il rovesciamento di un mezzo a motore e la morte di due persone. Desideriamo esprimere le nostre condoglianze alle famiglie delle due persone decedute nell’incidente e a tutta OC Sport, per cui le due persone stavano lavorando.

DIARIO GIANCARLO PEDOTE – Se la vela oceanica italiana è in crescita, gran parte del merito è sua: Giancarlo ha riportato l’Italia al Vendée Globe, il giro del mondo in solitario, ridando interesse e seguito di pubblico. Il suo cammino: dalla Mini Transat (quasi) vinta alle altre esperienze oceaniche prima del salto sull’accademia degli Imoca 60, è insieme una ispirazione e un esempio per tanti giovani oggi ministi o ancora sognatori.

La Rhum di Pedote non sarà ricordata per una corsa di vertice, ma in fondo questo era previsto alla vigilia. Barca non di primissimo pelo, sottoposta a un programma di modifiche, ammodernamenti e potenziamenti ancora a metà (si completerà nel 2023 e 2024 prima del prossimo VG), con l’aggiunta della perdita di una vela chiave nei primi giorni di regata.

Giancarlo ci ha abituato alla sua modalità marinaresca: prudenza, maturità, gestione del mezzo e dell’uomo. Le salite in testa d’albero, una prova fisica e marinara particolarmente impegnativa, sono diventate una sua specialità, non a caso. I recuperi delle ultime 24 ore (cinque barche superate, alcune anche Imoca di ultima generazione) sono la prova che nella visione del campo di gara il fiorentino è ormai un “master”. Strada ne ha fatta tantissima, e altrettanta ne ha davanti, è una guida per i giovani e ha un seguito di pubblico che rappresenta un patrimonio di tutti.

VIDEO RECAP DELLE ULTIME 72 ORE DI REGATA

VENERDI 18

GIOVEDI 17

MERCOLEDI 16

MIKAEL MERGUI ALTRO RITIRATO – Lo skipper di Centrakor ha annunciato il suo ritiro venerdì pomeriggio quando le sue batterie hanno smesso di funzionare. Il velista di Hyères, che aveva avuto diversi problemi tecnici, non aveva risparmiato i suoi sforzi per continuare la regata. Esperto e autodidatta appassionato di regate d’altura, Mikael ha definito la Route du Rhum “un sogno d’infanzia infernale”. Per diversi mesi ha cercato di dare corpo a questo sogno coronato con la grande partenza. Tuttavia, nulla gli è stato risparmiato tecnicamente: Mikael ha dovuto fare una prima sosta a Camaret dopo aver colpito una boa il primo giorno di regata.

Dopo aver ripreso la sua marcia, ha dovuto fermarsi a La Coruña a causa dei danni causati durante la prima burrasca. Per quattro giorni, lo skipper di Centrakor ha lottato per riparare, ma è uscito in mare a dare una mano ad Amélie Grassi (La Boulangère Bio) e Aurélien Ducroz (Crosscall) che erano in difficoltà e si avvicinavano alla costa spagnola.

Mikael è ripartito venerdì mattina, ma sono iniziati i problemi di batteria. “Senza batteria, quindi senza pilota e senza cartografia, non era ragionevole continuare” spiegano nel suo entourage. Mikael è stato quindi costretto a informare la Direzione Gara della sua decisione di ritirarsi e tornare al porto di La Coruña.

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La resa di Mikael Mergui

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