GUARDA IL VIDEO TEASER – UN REGISTA MUSICISTA ESTREMO HA MESSO 13 TELECAMERE E 16 MICROFONI SULL’IMOCA LINKEDOUT – Si chiama 29 173 NM è un adattamento cinematografico impressionistico della partecipazione al Vendée Globe di Thomas Ruyant (LinkedOut). Un docufilm realistico che cambia la percezione del nostro sport

Le riprese di apertura della flotta del Vendée Globe 2020-21, con le barche che si aggirano prima dalla partenza in una fitta nebbia, creano la scena e imprimono nella mente dello spettatore l’idea che questi marinai stiano per entrare in un altro mondo.

Poi c’è Thomas Ruyant. Lo vediamo mentre regola le vele su LinkedOut nelle prime fasi di una regata che era destinato a finire al quarto posto in acqua, per poi retrocedere al sesto in tempo compensato dopo gli abbuoni per il salvataggio di Kevin Escoffier.

Quello che nessuno di noi sapeva, però, è che quando Thomas è partito, il suo Imoca era pieno di 13 telecamere e 16 microfoni come parte di un progetto per creare una registrazione cinematografica del suo viaggio visto da più angolazioni ma con l’obiettivo di fornire la percezione realistica dell’impresa.

Il film che ne è venuto fuori dura un’ora, si chiama 29 173 NM e l’autore è Romain de la Haye-Serafini (Molecule) e Vincent Bonnemazou, è sbalorditivo, inquietante, a tratti persino scioccante, perchè ci mostra Thomas che vive ogni giorno quello che sembra più un esercizio di tortura che uno sport.

Sappiamo tutti che le gare Imoca in solitario sono un’attività estrema, ma questa raccolta di filmati immersivi in ​​navigazione, con un omaggio alle tecniche sperimentate da Stanley Kubric, cambia la nostra prospettiva. Le nuove barche foiling sono note per essere scomode e rumorose e questo racconto del Vendée Globe ce lo porta in casa, come mai prima d’ora.

Vediamo Ruyant salire sul suo albero, alle prese con le drizze rotte sul ponte di prua, essere sbattuto qua e là sottocoperta e cercare di dormire, con la barca che si schianta e sbatte, gli allarmi che stridono e le luci che lampeggiano. Lo spettatore si chiede: è un marinaio, un soldato in trincea, un animale da laboratorio, un astronauta solitario perso nello spazio o qualcuno che partecipa a una specie di bizzarro esperimento?

Vediamo anche alcuni filmati notevoli della barca che romba nell’Oceano Antartico. C’erano telecamere persino sugli stabilizzatori di LinkedOut e la sezione a sud della Nuova Zelanda è uno dei filmati di navigazione nell’Oceano Antartico più drammatici ed efficaci mai registrati. Non è solo una questione di contenuto, ma anche di qualità delle riprese: nonostante siano regolarmente inzuppate in acqua salata, le telecamere hanno continuato a registrare immagini straordinarie. Mai prima d’ora un Imoca 60 è sembrato così potente ma anche così vulnerabile, poiché solca le onde che si infrangono con la schiuma del mare che cade a cascata lungo i suoi ponti.

L’elemento sonoro di questo film è affascinante, perché si tratta di un progetto che riguarda tanto i suoni quanto le immagini. Non ci sono quasi dialoghi, ma piuttosto una pulsante colonna sonora elettronica fornita dal musicista Molécule (alias dello stesso filmaker De la Haye-Serafini), che prende come ispirazione il repertorio percussivo dello scafo e dell’attrezzatura in fibra di carbonio di LinkedOut.

Un ritmo insistente, a volte persino eccessivamente imponente, ma potente nel raccogliere le chiacchiere e il rumore della barca e nel modo  di presentare le moderne regate Imoca: più come una guerra in mare che un viaggio sereno intorno al mondo. Ripetutamente il ritmo si trasforma in un tonante crescendo, indicativo in vari modi l’esaurimento, il pericolo o la combinazione mortale di entrambi. In una lunga sequenza da brivido, la colonna sonora e le immagini si dissolvono in un caleidoscopio di colori, invitandoci a condividere i sogni vividi di un marinaio solitario che dorme leggero.

Finanziato da Advens, la società di sicurezza informatica e sponsor principale del team di vela di LinkedOut, questo progetto è, per certi versi, una registrazione altamente invadente del viaggio di Ruyant, in stile Grande Fratello sull’oceano. Ma lo skipper 41enne e vincitore di una Transat Jacques Vabre, che ha dovuto attivare le telecamere nei momenti drammatici, è stato felice che i realizzatori abbiano utilizzato qualsiasi filmato raccolto alla fine della gara.

Il nerboruto francese si presenta come un solitario estremamente capace, abbastanza felice della sua stessa compagnia e pieno di energia e determinazione per mantenere al meglio la sua gara. Lo vediamo nei momenti di puro divertimento, gridare ad alta voce per la frustrazione in cima al suo rig, ben rasato e con la barba. Lo vediamo anche sfinito dalla stanchezza, che cerca di dormire e ripete i movimenti come un sonnambulo, mentre va alla deriva dentro e fuori i sensi.

Chiunque lavori nel campo della vela oceanica dovrebbe vedere 29 173 NM, i cui produttori sono ancora alla ricerca di un accordo di distribuzione cinematografica (pochi fortunati potrebbero vederlo a St Malo in una serata a inviti). Questi uomini e donne affrontano sfide straordinarie in un ambiente pericoloso e minaccioso, su macchine complesse che possono rompersi in qualsiasi momento: non dovremmo mai sottovalutare il loro coraggio e determinazione, o lo shock che provano quando tornano dopo aver vissuto al limite per tre mesi.

E’ un film realistico, non indora la pillola per far venire voglia di vela, non è un film sulla bellezza della vela, ma sulla durezza e profondità di una regata intorno al mondo in solitario. Speriamo di vederlo presto in Italia e appena sapremo dove sarà visibile i lettori di Saily saranno i primi a saperlo!

Newsletter Saily