CI LASCIA UN AMICO E UN GRANDE PROFESSIONISTA – A soli 69 stroncato da una malattia, Sandro è stato e sarà per sempre il cantore della vela, a partire dal suo lago di Garda, sponda bresciana d’elezione, ma arrivato in tutto il mondo, Coppa America e Olimpiadi comprese. Un ricordo

(Fabio Colivicchi) Sandro Pellegrini non c’è più, un altro amico che se ne va, la malattia colpisce duro e spiazza. Aveva tenuto botta al primo assalto, Sandro, fibra forte, carattere indomito, sorretto da affetti e passioni. Non è riuscito a superare la seconda ondata del male. Difficile pensare che non sentiremo più la sua voce inconfondibile, con i ritmi, le pause, le curve e le colorazioni. Tutto per raccontare la vela, il Garda, le due cose insieme. Difficile pensare che non arriverà pronta e puntuale una risposta appuntita e sagace a una mail o un whatsapp. Difficile fare a meno di Sandro Pellegrini e di tutto il suo armamentario di contumelie, abitudini, tic, mestiere, colpi di classe. Difficile non vederlo nella confusione delle sue stanze d’ufficio, al Circolo Vela Gargnano o altrove, tra simboli, feticci e utensili di lavoro del giornalista. Le sue giacche pied de poule, la sua penna in bocca mentre tormentava la tastiera. Le sue conduzioni sempre autorevoli e mai banali.

Di lui scelgo di conservare, tra i tanti, due momenti che dicono tanto: quando a Roma di passaggio, in un periodo in cui era il capo ufficio stampa della FIV, passò al Comitato IV Zona, dove io ero da pochissimo addetto stampa zonale e la rivista Fare Vela era nata da poco. Era il 1988 c’erano le Olimpiadi di Seul, la vela a Pusan, altra parte del mondo e altri tempi. No internet, no mail, no whatsapp. Aspettavamo insieme i risultati che arrivavano su un fax cigolante, che aveva il rullo girato e la parte scritta della carta era rivolta sul tavolo. Noi che alzavamo avidamente quel foglio tiepido e liscio, a testa in giù, orecchie sul tavolo, per leggere subito ciò che arrivava dal mare di Corea…

Oppure una decina di anni dopo, quando mi chiamò per dare una mano alla maratona della diretta tv di molte emittenti nel periodo d’oro della Centomiglia del Garda: 9 ore di diretta ininterrotta, io inviato a Capo Reamol e poi sull’arrivo, o per un rapido passaggio in studio, dove lui imperava con il suo divano dove Bruno Vespa sarebbe impallidito al confronto.

Una persona speciale, un amico, una mancanza alla quale proprio non viene da abituarsi.

FUNERALI VENERDI 28 ALLE 15 A MADERNO – I funerali di Sandro Pellegrini venerdi 28 alle 15 nella parrocchia di S. Andrea a Maderno, la messa celebrata da don Paolo Bergamini, cugino di Sandro. La salma sarà poi condotta a S. Eufemia per la cremazione.

IL RICORDO DEL COLLEGA E AMICO EMILIO MARTINELLI SULLA GAZZETTA – (Da “Vento e Vele” gazzetta.it) (…) Giornalista professionista aveva sempre lavorato nel mondo della vela, di quello sport che aveva nel suo Garda, il Lago come rigorosamente scriveva con la L maiuscola, quella che per Sandro era la patria elettiva. Facile per uno come lui nato Toscolano Maderno che aveva lasciato per Milano e per lavorare prima a Vela e Motore e poi alla Ugo Mursia Periodici, a Yachting Italiano, di cui era stato capo redattore. E proprio alla Casa Editrice Mursia oltre a scrivere di barche e di surf sulla prima rivista dedicata alle tavole a vela, aveva curato l’edizione italiana della Storia della Coppa America. Era il 1983, l’anno di Azzurra. Una storia con la Vecchia Brocca che era proseguita, da portavoce nell’edizione del 1987 con Azzurra 2 e poi da responsabile della comunicazione con l’avventura di +39 Challenge, la sfida del suo Circolo Vela Gargnano all’America’s Cup di Valencia 2007. E del suo Circolo del suo Lago e della sua Centomiglia del Garda Sandro è stato per anni, fino all’edizione di un poco più di mese fa, affrontata e raccontata nonostante la malattia, il cronista, il cantore e il conoscitore profondo. Come per altro di tutta la vela, da quella olimpica avendo lavorato come addetto stampa delle Federazione Italiana Vela a quella delle derive dei monoscafi nati sul Garda, così come dei grandi campioni internazionali. Una vela che Sandro ha raccontato sulla carta delle tante riviste e quotidiani per i quali ha lavorato a partire del Giornale di Brescia, ma anche per radio, tra le altre le dirette della sfida di Luna Rossa alla Coppa del 2000, e in televisione curando le prime trasmissioni dedicate al suo sport e poi lavorando a Canale 5, Italia 1, Tele+, Sailing Channel, Teletutto.

Una vela totale quella di Sandro che tra i primi aveva dato spazio e raccontato la vela della disabilità facendosi promotore e sostenitore del Progetto Homerus per  i non vedenti e poi delle Children Wind Cup per i piccoli pazienti oncologici. Sandro è stato tutto questo e molto di più con la sua profonda conoscenza delle pieghe più nascoste del mondo della vela, legata all’allegria che riusciva sempre a trasmettere, alla sua capacità di vedere lontano e all’attenzione che aveva per gli altri. Se n’è andato un grande giornalista ma soprattutto un grande uomo. Sandro ha lavorato fino all’ultimo, nonostante la malattia e la fatica. Raccontando personaggi che, anche se lontani dalla ribalta, sapeva fa scoprire e far amare come grandi campioni. Sandro se n’è andato e da oggi il suo Lago e tutta la vela sono più poveri. Ciao Sandro, ciao Rémon. Grazie. Emilio Martinelli

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