MINI650, LES SABLES-HORTA: DIARIO DI BORDO SINCERO – Sono partito il 19 Luglio da Les Sables d’Olonne. Sono arrivato il 30 Luglio a Horta. E in mezzo…

Il racconto del navigatore che corre con il guidone del Circolo della Vela Sicilia

Il giorno della partenza della regata è sempre un po’ teso e un po’ complesso, tanto più se sai che dovrai stare più di 10 giorni in mare da solo; 10 giorni nei quali dovrai fare uno sforzo fisico e mentale non indifferente. La giornata incomincia sempre con un temibile connubio di mille pensieri, appuntamenti, timing da rispettare, persone da salutare. Rimanere pronti ad essere trainati fuori per rimanere da soli. A me ha aiutato il pensiero di felicità dato dalla consapevolezza di avere fatto il massimo che potevo sulla barca (uniti ai minuti di attesa prima di uscire passati a parlare con il mio compagno di pontile di tutto fuorché della regata!). 

È arrivato quindi il momento di uscire e lì ho capito che stava iniziando ciò che avrei sempre voluto fare. Ho cercato di godermelo il più possibile pensando allo stesso tempo che avrei dovuto navigare bene, confrontarmi, rimanere con il gruppo e cercare di arrivare alla fine di questa tappa contento e sportivamente soddisfatto. 

Il momento della partenza è un buon spartiacque tra due fasi: la preparazione, la gente in giro, la fretta, il lavoro e il momento della partenza, staccarsi da tutto e finalmente esserci e poter godere di tutti gli sforzi fatti. 

Dopo essere partiti e aver fatto un mini percorso di fronte a Les Sables, abbiamo preso il largo lentamente con sole e vento medio; situazione che sapevamo sarebbe cambiata in fretta perché la notte avrebbe portato vento fino a 25 nodi di bolina e pioggia. 

Ormai i sistemi di routage sono talmente precisi che avevo idee chiare rispetto al da farsi per i primi 2-3 giorni e rispettando il programma abbiamo virato al momento giusto per raggiungere il fronte. Dopo una notte accompagnata da onde decisamente poco confortevoli, la mattina prestissimo abbiamo virato nuovamente per far rotta verso il largo del Biscaglia. In un giorno abbiamo vissuto l’apoteosi di quello che il golfo offre solitamente: vento più stabile, sole ed una situazione che sapevamo ci avrebbe accompagnati per il resto del giorno. Passata la giornata con vento quasi al traverso, il vento è calato e abbiamo potuto issare il Code, e, oltre a calare ha anche cambiato direzione permettendoci di issare anche lo spi durante la notte. Ad una notte difficile con pioggia, groppi e una stanchezza accumulata in 4-5 giorni di poco riposo, è seguita una mattina di riavvicinamenti con il gruppo rimasto più a sud (io avevo scelto un’opzione più a nord) segnando l’inizio del momento rock della regata con un bordo su spi della durata di un giorno se non più. 

Da questo momento in poi, il spi medio ha fatto la sua comparsa, pronto ad affrontare un vento che soffiava sostenuto e nuvole all’altezza di Capo Finisterre, zona che da sempre porta con sé un vento decisamente più impegnativo. Sono quindi entrato in barca, ho spostato tutto e mi sono reso conto che avrei dovuto sistemare il necessario vicino alla porta e spostare tutto a poppa per stabilizzare la barca e rendermi pronto alle ore a venire, sapendo che non sarei rientrato se non dopo molto tempo. E così è stato. Mi sono messo alla barra e lì sono rimasto il giorno e la notte fino a passare Capo Finisterre. 

E lì la magia: il vento è rimasto e il mare da incerto e difficile da governare, ha preso una piega più armonica, le stelle sono uscite e la situazione ha cominciato a presagire momenti migliori. Lì mi sono reso conto di essere davvero contento di aver dato il meglio nel momento più difficile e che il mare mi stava venendo incontro per ripagare le fatiche. 

Dopo aver totalizzato 30 ore alla barra, si è fatto giorno ed è uscito il sole. Ho messo la vela grande per inaugurare il giorno più bello dal punto di vista meteo. Il cielo era coperto di nuvole tipo Alisei; nuvole a forma di palline che portavano venti che hanno lanciato i pensieri alla MiniTransat. Nonostante la stanchezza ero contento per il flusso stabile, la vela grande, contento di aver dato il massimo. 

Questo spanning ha rilasciato così la sua tensione e dato inizio ad una fase bellissima: eravamo in un flusso di nuvole e sapevamo che a 30 miglia a ovest c’era una dorsale che andava dalle Azzorre a Capo Finisterre che avremmo per forza dovuto attraversare. Eravamo tutti in questo flusso e ognuno decideva a che latitudine fermarsi e sparire nel non vento in base alle analisi di navigazione e alle considerazioni fatte. 

Quando è venuto il mio momento stava per calare la notte. La mattina dopo ci siamo svegliati e c’era il sole e come siamo entrati, siamo usciti. Vedevo le barche entrate con me arrivare dall’altra parte. È partita la caccia verso nord per cercare un nuovo fronte che sarebbe dovuto succedere ad una zona incerta di vento e pioggia. Il nuovo vento si è però dimostrato più debole del previsto. Lì sono iniziate le domande e i dubbi: chissà se avrò fatto la scelta giusta, chissà come stanno andando gli altri e mentre le classifiche mostravano qualche perdita di posizione, io mi ancoravo alla speranza di guadagnare vantaggio dopo qualche giorno approcciando le isole da nord e un arrivo insieme al primo gruppo. 

Al poco vento è seguita la caccia ad ovest alla ricerca del fronte con nuovo vento che ci avrebbe permesso di mettere la prua verso le Azzorre. Il vento forte promesso ci ha agevolati in una discesa veloce verso le isole per poi fermarci con tutti gli altri in prossimità delle Azzorre. Se questo fermarci è stato difficile dal punto di vista della regata, è stato però estremamente affascinante dal punto di vista naturale: immense balene, luminosissime stelle e infinito plancton mi hanno tenuto compagnia durante la notte, le verdi isole e la tanta natura durante il giorno. Inoltre c’è da dire che nel non vento ci eravamo arrivati stanchi e così ho colto l’occasione per riposarmi un poco. 

Al risveglio, un pochino rinvigorito, ho cominciato a lavorare allenando anche la mente e la pazienza al caldo, alla corrente contro, all’assenza di vento. La pazienza, è proprio vero, paga sempre e dopo diversi tentativi la mattina dopo sono riuscito ad entrare ad Horta prima che il vento calasse nuovamente e definitivamente. 

Sono arrivato ad Horta dopo 10 giorni, 22 ore, 28 minuti e 31 secondi. 

Ci sono stati momenti duri; dal punto di vista fisico ho capito quanto sia necessario rispetto alla mia barca essere allenato e pronto, sotto tutti i punti di vista: fisico, di vestiario, di risorse.

Ci sono stati anche momenti di grande realizzazione: durante la regata si entra in continuazione in diversi sistemi meteo. I giorni in mare sono fatti di tante situazioni differenti: una volta sei in fronte depressione, una volta in una dorsale, una volta affronti l’alta pressione, una volta navighi in un vento stabile. È come entrare in diverse case in cui non sai cosa troverai, devi entrare in punta di piedi con poche informazioni ma la grande necessità di affrontare tutto con curiosità e determinazione. 

Al termine di questa prima tappa mi porto quindi a casa un bagaglio di esperienza non indifferente (senza che questo appesantisca la barca di un grammo!) e una visione della vela oceanica in solitaria che segna la prima volta di un bel percorso. È stata una prima volta che, come tutte le grandi prime volte, porta con sé poche informazioni e tanta curiosità. Tante conoscenze teoriche che non sono mai abbastanza nella pratica, un po’ di incertezza e molta consapevolezza che è sia stato un primo pezzo di un sogno che sta prendendo forma. 

Alessandro Torresani

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