
INTANTO IL MONDO NAUTICO DISCUTE E SI MOBILITA – Prime testimonianze, i danesi sono ripartiti. La Procura: pilota automatico non era inserito. Negativi alcol-test. Le reazioni degli addetti ai lavori: più cultura = più sicurezza. Le norme del Codice della nautica (e l’esame patente) più severe di quelle stradali. Proseguono senza esito le ricerche di Anna Claudia Cartoni, la velista dispersa dal giorno dell’incidente
E’ indagato il danese Per Horup (58 anni), che guidava il motoscafo, ma a quanto pare nel registro degli indagati (come “atto dovuto”) c’è anche il timoniere della barca a vela Vahinè, Federico Manzo, ferito in modo non grave e marito della donna ancora dispersa.
“L’iscrizione nel registro degli indagati – precisa la Procura di Grosseto in un comunicato diffuso questa mattina – è un atto dovuto, in considerazione della necessità di dover esperire accertamenti anche di natura irripetibile. Si rappresenta comunque che gli indagati devono ritenersi presunti innocenti fino al definitivo accertamento di colpevolezza con sentenza irrevocabile“.
Le indagini e le lungaggini burocratico-legali procedono a un ritmo inversamente proporzionale alla fulminea velocità del brutale incidente costato la vita a due velisti. I parenti di Federico Manzo e Anna Claudia Cartoni si chiedono “cosa aspettano le autorità a disporre un fermo?”. Intanto secondo altri quotidiani, i danesi avrebbero lasciato l’Italia e fatto ritorno a casa in Danimarca.
Arrivano frammentarie le prime testimonianze, non sempre completamente attendibili. Dal motoscafo danese si parla di “sole basso che avrebbe accecato il conducente”, mentre il figlio di Per Horup (25 anni) avrebbe affermato che la responsabilità dell’incidente è nella mancata precedenza data dalla barca a vela. Dichiarazioni inaudite spiegabili solo con uno stato confusionale ancora in atto. Il motoscafo ha speronato la barca a vela, questo è un dato di fatto che nessuna indagine o ricostruzione potrà definire diversamente. Alcuni media riportano (non verificate ma credibili) dichiarazioni di occupanti della barca a vela che parlano di “alta velocità” da parte del motoscafo, che “appariva senza nessuno alla guida”.
Intanto il mondo della nautica è coinvolto in discussioni e prese di posizione, visto che il raro incidente ha colpito il settore nel cuore della stagione estiva. “Nelle stesse 12 ore della tragedia dell’Argentario sono morti 7 giovanissimi sulle strade, senza alcun clamore sui media. – sono le parole di un esperto velista e manager del settore – Perché questo è il rapporto: ogni giorno muoiono sulle strade più persone che in un anno in mare. Nonostante il reato aggravato di omicidio stradale. Inoltre la patente in mare è molto più difficile di quella stradale (come conferma l’alta percentuale di bocciati), e le multe del Codice della Nautica sono il doppio di quello stradale a parità di infrazione.”
Un operatore turistico del settore la pensa così: “Lascereste il volante dell’auto a vostra figlia di 10 anni mettendovi a leggere il giornale o andando a fare un sonnellino? Perchè su una barca in navigazione questo dovrebbe apparire più plausibile?
“La soluzione puo’ passare anche da ordinanze delle direzioni marittime che vietano l’uso dell’autopilota (ad esempio) entro le 3 miglia dalla costa o quando il comandante non ha “almeno il controllo visivo” e quindi pur non essendo al timone risulta comunque in coperta.
“Bisogna smetterla di parlare, bisogna agire. E anche se gli incidenti fortunatamente sono pochi, il fatto che nessuno si sia ancora posto il problema del buco normativo è semplicemente scandaloso e evidente segno del livello della attuale cultura italiana in materia specifica.”
Molti colleghi dei media e addetti ai lavori sono convinti che la cultura del mare debba essere alimentata per insegnare a tutti e fare esperienza. Nascondere o non affrontare non aiuta nessuno. Si arriva a immaginare un’associazione a favore della cultura de mare.
(AGGIORNAMENTO ANSA 25.6) Le operazioni di ricerca (della donna dispersa nell’incidente, Anna Claudia Cartoni) continueranno anche con mezzi di superficie ed elicotteri. Le ricerche, spiega la guardia costiera, gestite dall’Ufficio circondariale marittimo di Porto Santo Stefano (Grosseto) sotto il coordinamento della centrale operativa della Direzione marittima di Livorno, sono state condotte con mezzi nautici della Guardia costiera, impiegando anche unità di stanza all’isola del Giglio e dall’isola d’Elba.
NAUFRAGIO, OMICIDIO COLPOSO E LESIONI – Sarebbero questi i reati rispetto ai quali si stanno muovendo le indagini sullo scontro tra imbarcazioni nel canale tra Monte Argentario (Grosseto) e l’Isola del Giglio, costato la vita un uomo, mentre sono ancora in corso le ricerche di una donna dispersa. Secondo le ipotesi lo yacht con a bordo 4 danesi, forse navigando con il pilota automatico inserito, sarebbe finito a forte velocità contro la barca a vela sulla quale c’erano sei persone originarie di Roma.

Il primo indagato Per Horup, un 58enne che viaggiava con altre tre persone a bordo (Mikkel Horup, Tine Lehmann e Anna Maria Sorensen Durr). Le imbarcazioni sono sotto sequestro. La procura disporrà una consulenza per stabilire velocità e traiettoria del mezzo. Al momento il fascicolo aperto dalla procura ipotizzerebbe i reati di naufragio e omicidio colposo.